Milano. Nelle intenzioni del Governo castrista il quartiere operaio di Alamar, costruito negli anni Settanta del secolo scorso a est dell’Avana, sarebbe stato un insediamento modello, una luminosa «città nuova» per i lavoratori, modellata dai principi del comunismo. In pochi anni invece quell’area fu preda del degrado trasformandosi nella grottesca parodia di un'utopia rivelatasi irrealizzabile. Mauro D’Agati (Palermo, 1968) l’ha ritratta con l'occhio del fotografo e con gli strumenti cognitivi dell’antropologo, attento a cogliervi i segnali culturali e sociali di cui quell’area della città è portatrice. Le sue immagini spettrali sono ora esposte a cura di Carlo Madesani da Camera 16 a Milano nella mostra «Alamar» (fino al 28 gennaio).
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