Una macchia di sangue si allarga a formare la Sicilia: dal logo shock di Oliviero Toscani
in poi tutto al Museo della Mafia di Salemi voluto dal sindaco Vittorio Sgarbi si tinge
di colori forti. La brutalità ha costretto lo stesso Sgarbi a vietare ai minori la cabina-
macello con immagini e video cruenti di delitti mafiosi. È una delle dieci cabine elettorali
a introduzione «iniziatica» al percorso museale, tre minuti per ciascuna per calarsi
nei tasselli che compongono la storia di Cosa nostra (stragi, intimidazione, sanità,
business dell’energia e dell’acqua). Ci sono anche le installazioni di Cesare Inzerillo (con
tanto di morto ammazzato incastonato in un pilone di cemento), le vittime della mafia
ritratte dal fiammingo Patrick Ysebaert e una decina di tele del pentito Gaspare Mutolo.
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(il testo integrale è disponibile nella versione cartacea)