Nell’aprile scorso i responsabili di sedici Paesi (su 25 invitati) si sono incontrati a Il Cairo su invito di Zahi Hawass, a capo del Consiglio delle Antichità egiziano, per discutere del ritorno in patria delle opere d’arte sottratte al loro Paese d’origine. Sebbene la conferenza internazionale non abbia portato ad alcun accordo su proposte operative dettagliate, sono state avanzate le rivendicazioni da parte di sette Stati a cominciare dalla Libia che per la prima volta ha richiesto al British Museum una statua romana di Apollo rinvenuta a Cirene (del II secolo a.C.) e al Louvre una scultura femminile. Il Perù invece, ha chiesto il trasferimento dalla Yale University di reperti provenienti da Machu Picchu e di manufatti tessili dal Museo delle culture del mondo di Göteborg in Svezia (attualmente un’azione legale contro Yale è in corso nel Connecticut). A sua volta il museo svedese ammette che i mantelli ricamati, antichi di 2mila anni, provenienti da Paracas e fino al 30 novembre scorso esposti nella mostra «A Stolen Word», sono il frutto di saccheggi effettuati negli anni ’30 e che è pronto a restituirli.
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