Antonio Arrighi apparteneva a una nota famiglia di argentieri romani di cui diventò l’esponente più famoso. La patente di «maestro argentiere» del padre Giovan Francesco, abilissimo artigiano, gli arrivò soltanto nel 1733, a 46 anni, passando prima di diritto al fratello maggiore Agostino. Jennifer Montagu, la più importante conoscitrice dell’artista, lo aveva già ben documentato nella mostra sull’oreficeria settecentesca «Da Arrighi a Valadier» tenutasi nel 2007 a Urbino; ora ne ha ripercorso la storia in una monografia (in lingua inglese) che in oltre 500 pagine gli rende giustizia. L’opera ripercorre la lunga carriera di Arrighi con l’aiuto di 10 volumi di resoconti scoperti solo di recente e in parte risalenti ai tempi del padre, una raccolta immensa di notizie che ci ragguaglia sul suo modus operandi, sui rapporti con colleghi e mecenati committenti, su come egli stesso considerasse la sua produzione. Questi resoconti, unici dell’epoca ad arrivare fino a noi, sono stati largamente riportati e costituiscono l’intera seconda parte dello studio, uno spaccato prezioso della vita lavorativa di un artigiano argentiere e bronzista del Settecento.
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