Le cronache riportano in questi giorni alla ribalta il «Crocifisso» rinascimentale che lo Stato aveva acquistato dall’antiquario Gallino, previa approvazione del Comitato di settore, quando era ministro Rutelli il quale però non aveva potuto apporre la sua firma all’atto formale per la caduta del governo. Il documento esecutivo era dunque transitato sul tavolo di Bondi che non solo lo ha firmato, ma, anche per compensare la penuria di altre iniziative da manifestare all’opinione pubblica, ha dato all’acquisto evidenza mediatica con alcune esposizioni.
Ovvia evidenza è stata data al fatto che l’opera fosse attribuibile a Michelangelo, ma che tale opinione di autorevolissimi esperti (Baldini, Gentilini, Acidini, Paolucci eccetera; Zeri aveva addirittura detto: «Se l’autore non è Michelangelo, allora è Dio»; anche Settis aveva approvato l’acquisto) non potesse venire provata se non da valutazioni stilistiche. L’antiquario, in condizioni di salute precarie, aveva anche accettato un’ulteriore riduzione proposta ...
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