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17 corredi in un giorno

Oggi la situazione è cambiata: sconfitti i tombaroli, aperto a pagamento il Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci, in tutto 900 ettari, protetto e curato da Soprintendenza, Fondazione Vulci e Comuni di Canino e Montalto di Castro, è in corso una vasta, sistematica campagna di scavo e si scoprono decine di ricche tombe inviolate.

Nella prima, spettacolare, trovata nel 2013 nella necropoli dell’Osteria, è venuta alla luce una rara coppia di grandi mani in lamina d’argento con le unghie d’oro (esposte a Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, in attesa della fine dei lavori del nuovo museo di Montalto di Castro) insieme a vasi intatti, asce, lame, gioielli ora in restauro nei laboratori di Montalto. Ma dal febbraio scorso i ritrovamenti sono quasi quotidiani.

A metà del mese appare il tesoro inviolato della Tomba dello Scarabeo dorato dell’VIII secolo a.C., un sarcofago con i resti di una giovanissima principessa e il suo ricco corredo. La sorpresa più grande arriva poche ore più tardi: a nord della stessa tomba vengono ritrovate altre 25 sepolture, molte intatte. Dalla sepoltura di una donna, oltre all’urna cineraria emergono 12 vasi decorati in rosso e nero e numerose fibule in bronzo. Sono le tracce dei primi Etruschi che hanno creato un cimitero in quest’area. 

Nei lavori sono state coinvolte dalla Soprintendenza anche istituzioni europee come l’Università di Londra e la Soprintendenza di Anfipoli in Grecia. «La grande campagna di scavi del 2016 ci permette di aprire e interpretare nuove pagine dell’archeologia etrusca, considerando che i ritrovamenti di Vulci sono tra i più ricchi di questa civiltà», ha affermato Alfonsina Russo soprintendente per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale.

Alla fine di settembre sono state scoperte nella necropoli del Poggio Mengarelli altre 17 tombe, una accanto all’altra, con un corredo di 30 reperti tra vasi e gioielli, databili tra il IX e III secolo a.C. «In quella piccola area, grande come un appartamento, impressiona il numero di tombe e insieme l’estrema varietà dei reperti. Abbracciano un lungo periodo: dall’epoca villanoviana a quella romana, attraversando tutta la storia degli Etruschi», spiega la soprintendente che è stata premiata dalla Regione Lazio insieme con i collaboratori, per queste attività di ricerca, recupero, valorizzazione e per la  messa in sicurezza dell’intera area archeologica.

Tina Lepri, 02 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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