L’attivismo di Michael Rosenfeld a Frieze

Lo stand di Michael Rosenfeld presenta opere di artiste femministe del 1973 omaggiando il diritto all’aborto ormai perduto in America

«Kolo I (Orchidee I, 1973)» di Magdalena Abakanowicz nello stand della Michael Rosenfeld Gallery che commemora la sentenza Roe v Wade ©Nancy Grossman, cortesia di Michael Rosenfeld Gallery
Anny Shaw |  | New York

In un mondo migliore, il 2023 sarebbe stato l’anno in cui avremmo celebrato il 50mo anniversario della storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che depenalizzò l’aborto, liberando le donne dall’idea che procreare fosse il loro destino.

Tuttavia, con una mossa che ha stupito in molti nel mondo dell’arte, la sentenza Roe v Wade del 1973 è stata annullata l’anno scorso. Non poteva crederci sicuramente Nancy Grossman, che negli anni ’70 faceva parte di un gruppo di artiste femministe di spicco a New York: «questo mondo è semplicemente folle. La regressione è orribile».
«Sighted Gunhead» (1973) di Nancy Grossman's © Nancy Grossman, cortesia di Michael Rosenfeld Gallery
La Grossman è nota soprattutto per le sue sculture di teste avvolte nella pelle, una delle quali è in mostra alla Michael Rosenfeld Gallery a Frieze New York questa settimana. In seguito alla decisione della Corte Suprema dell’anno scorso, la galleria ha deciso di dedicare il suo stand di quest’anno a opere realizzate all’epoca della celebre sentenza che legalizzava l’aborto.

«Siamo stati motivati dal profondo sgomento che abbiamo provato nell’assistere a questo rapido ritorno a un’epoca di gravidanze forzate e aborti non sicuri», afferma la direttrice della galleria, Halley Harrisburg.

Accanto alle opere della Grossman si trovano pezzi di altre importanti femministe della seconda ondata, tra cui Betye Saar, Lenore Tawney, Jay DeFeo, Lee Bontecou, Alma Thomas e Mary Bauermeister.
Opera senza titolo di Lenore Tawney (1973). Cortesia della Michael Rosenfeld Gallery
Anche se non sempre spiccatamente politiche, questi lavori sono accomunati da «una corrente di femminismo, che riflette l’ethos dell’epoca nei soggetti, nei materiali e negli approcci scelti dalle artiste», spiega Harrisburg. I prezzi variano da 7.500 dollari a «milioni».

Grossman ricorda che quando ha realizzato per la prima volta le sue sculture di teste, alla fine degli anni ’60, le nascondeva. «Non le ho mostrate ai rivenditori che avevo. Sapevo che sarebbero state fraintese", dice. Rendendole spesso cieche e mute, le considera autoritratti perché «all’epoca sentivo che non si poteva dire quello che si pensava. Per tutta la mia vita è stata una cosa molto forte; sapevo come dovevano essere le donne, come i bambini: viste e non ascoltate».

Eppure, le sculture sono minacciose. «La testa è il luogo da cui proviene tutto, tutta la sensualità, tutta l’ostilità, tutto il potere, afferma Grossman, che aggiunge anche: «non avevano braccia e gambe. Non avevano armi».

Le armi erano invece rappresentate dalla grafite. Allo stand di Michael Rosenfeld infatti sono esposti anche due disegni di Grossman del 1973 raffiguranti teste con pistole che sporgono dalle orbite e dai nasi.

Attivismo

L’autrice e attivista Barbaralee Diamonstein-Spielvogel scrisse un articolo, We Have Had Abortions, che fu pubblicato nel primo numero della rivista Ms. nel 1972, quando gli aborti erano ancora illegali.

Grossman era tra la lunga lista di artisti, scrittori, musicisti e attori, tra cui Susan Sontag e Nora Ephron, che firmarono l’articolo; non tutte le donne che aderirono avevano abortito. «Gli artisti erano attivisti allora, per davvero», ricorda Grossman.

Che posto ha quindi l’attivismo in una fiera d’arte come Frieze New York? Harrisburg ritiene che «sia necessaria un’azione su tutti i fronti», dall’organizzazione di base alle politiche pubbliche sino all’educazione alla salute riproduttiva.

E infine aggiunge, «speriamo che la nostra esposizione galvanizzi gli sforzi per aiutare le persone in età fertile più minacciate da questa legge e per sostenere i politici che lavorano per il rapido ripristino dei diritti che questa disastrosa legislazione ha cancellato. Quello che avrebbe dovuto essere il 50mo anniversario di una grande vittoria per i diritti riproduttivi è stato invece una tragica perdita di autonomia corporea per milioni di persone in tutto il Paese, molte delle quali hanno già subito le conseguenze mentali e fisiche di questa sentenza».

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