Spoils system alla Biennale

Le manovre del ministro Sangiuliano sull’assetto della più importante istituzione culturale italiana del contemporaneo, la Biennale di Venezia

Roberto Cicutto. Foto Andrea Avezzù, cortesia La Biennale di Venezia
Enrico Tantucci |

Grandi manovre sulla Biennale. Il neoministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si prepara a intervenire sull’assetto della più importante istituzione culturale italiana del contemporaneo e nei suoi programmi non ci sarebbe la riconferma dell’attuale presidente Roberto Cicutto.

Al di là infatti dei risultati ottenuti (la Mostra Internazionale d’Arte conclusa a novembre è stata la più visitata della storia della Biennale e anche i risultati degli altri settori sono più che lusinghieri a cominciare da quelli di Cinema e Architettura), il ministro intende infatti far scattare la regola dello spoils system rispetto ad amministratori di istituzioni nominati dal centrosinistra. Lo ha ripetuto con chiarezza anche a Venezia il 29 marzo scorso, in occasione di una sua «lectio» all’Università di Ca’ Foscari: «L’egemonia della sinistra in questi anni in Italia, ha detto, ha condizionato le università, l’editoria, le istituzioni culturali. Ma ora vogliamo proporre un modello nuovo e in questa chiave Venezia resta una parte fondamentale dell’immaginario italiano».

Ha già iniziato a dare seguito alle sue intenzioni rimpiazzando, ad esempio, Giovanna Melandri con il giornalista Alessandro Giuli, più in linea con l’orientamento politico del nuovo Governo, alla presidenza del MaXXI di Roma.

Roberto Cicutto (Venezia, 1948) è stato nominato alla fine del gennaio 2020 dall’allora ministro della Cultura Dario Franceschini (Pd) e il suo mandato scadrà dunque nei primi mesi del 2024, con il compito di gestire ancora l’ormai imminente Biennale Architettura e la Mostra del Cinema di settembre, oltre alle manifestazioni di Danza, Musica e Teatro. Dovrebbe dunque andare regolarmente a scadenza, ma la possibilità di un rinnovo del mandato sembrerebbe a questo punto preclusa.

Sangiuliano ha del resto già preso in parte le distanze: non ha visitato la Mostra Internazionale d’Arte e, pur essendo andato a Venezia per ben tre volte in poco più di cinque mesi dalla sua nomina, ha fatto tappa in diverse istituzioni culturali (dalla Fenice ai Musei Civici), ma non si è mai recato in visita alla Biennale.

Nonostante la Biennale sia ancora nel pieno delle sue attività e debba gestire nei prossimi anni quasi 170 milioni di euro del Pnrr (per la creazione di un Polo internazionale di ricerca e studio all’Arsenale, legato all’Asac, l’Archivio storico delle arti Contemporanee, i cui lavori sono già iniziati), inevitabilmente circolano indiscrezioni sui possibili successori di Cicutto nella cerchia degli intellettuali «vicini» alla destra.

Si parla in particolare dello storico Giordano Bruno Guerri (Monticiano, Si, 1950), attuale presidente della Fondazione «Il Vittoriale» a Gardone Riviera legata al mito di Gabriele d’Annunzio. Guerri è stato a lungo tra i papabili alla guida dello stesso Ministero della Cultura.

Avrebbe chance anche Pietrangelo Buttafuoco (Catania, 1963), giornalista e scrittore originale e per molti versi anticonformista (qualche anno fa si convertì alla religione musulmana).

E un nome che circola (con il favore anche del fratello, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, da sempre vicino alle cose veneziane) sarebbe anche quello di Elisabetta Sgarbi (Ferrara, 1956), apprezzata editrice alla guida di La nave di Teseo, curatrice della rassegna culturale La Milanesiana, ma anche, negli ultimi anni, regista documentarista.

Lo «scouting» biennalesco potrebbe però non fermarsi a questi nomi. Oltre alla scelta del presidente, è ipotizzata anche l’intenzione di intervenire sulle stesse modalità di funzionamento del modello attuale di Biennale, nonostante sia in costante crescita.

Alla base c’è appunto la promozione di quell’«immaginario italiano nel mondo», come lo definisce il ministro della Cultura Sangiuliano (a cui sta particolarmente a cuore): il che significa anche un ripensamento del sistema di valori trasmesso fino a oggi. «L’immaginario italiano, ha ripetuto anche di recente agli Stati generali della Cultura, è la rivendicazione dell’identità del nostro passato, ma anche la costruzione del futuro».

Sarebbe improbabile che la Biennale, nel disegno del Ministro, non ne faccia parte.

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