Sbarramento linguistico per bloccare i direttori stranieri

Al Ministero della Cultura si lavora al bando di concorso internazionale per assegnare la direzione di 13 musei: i candidati non italiani dovranno avere una conoscenza certificata da test della nostra lingua

Alcuni visitatori in una sala della Pinacoteca di Brera
Edek Osser |  | Roma

Il nuovo bando di concorso atteso per i primi giorni dello scorso aprile non è stato ancora pubblicato anche se sembra che il ministro Gennaro Sangiuliano stia per svelarne il contenuto. Si tratta del concorso internazionale che porterà alla sostituzione di ben 13 direttori di musei, 4 dei quali a capo di musei molto importanti il cui contratto, dopo due mandati quadriennali, scadrà entro l’anno.

La discussione sui contenuti del nuovo bando di concorso, ai piani alti del Ministero della Cultura, è stata lunga e contrastata. Non si sa nulla di ufficiale ma certo l’argomento più dibattuto è da tempo l’attuale importante presenza di direttori stranieri in alcuni musei, presenza consentita dal decreto del 2014 dell’allora ministro Dario Franceschini, e giudicata da alcuni eccessiva.

Dei quattro musei autonomi più frequentati e famosi, di «livello dirigenziale generale» e con direttori di «prima fascia» da sostituire, tre hanno un direttore straniero: Eike Schmidt, Gallerie degli Uffizi di Firenze; Sylvain Bellenger, Museo del Real Bosco di Capodimonte a Napoli, e James Bradbourne, Pinacoteca di Brera a Milano (il quarto è l’italiano Paolo Giulierini, alla guida del Mann di Napoli, il cui mandato scadrà a settembre, Ndr).

Il quotidiano «la Repubblica» di oggi, afferma che la partecipazione al concorso di candidati stranieri sarà fortemente condizionata dalla loro conoscenza della lingua italiana. Non sarà sufficiente saperla parlare, dirà il nuovo bando, ma dovrà essere «certificata da appositi test riconosciuti a livello internazionale». E questo sarà un forte limite alla partecipazione di aspiranti stranieri.

In favore di una più controllata e comunque minore presenza straniera ai vertici dei nostri musei si erano da tempo espressi lo stesso ministro Sangiuliano (aveva  affermato che «la scelta non deve diventare un provincialismo al contrario») e l’attuale sottosegretario Vittorio Sgarbi secondo il quale le nuove regole dovevano portare alla ricerca di direttori «che conoscano più da vicino le esigenze delle realtà per cui si cerca un direttore».

Il Direttore generale Musei, Massimo Osanna, aveva invece previsto e sperato che il bando di concorso non sarebbe cambiato e avrebbe presentato come prima al ministro Sangiuliano, al quale spetta la scelta dei direttori di «prima fascia», una terna di finalisti «composta da italiani e stranieri».

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