La Giuditta bolognese sarà il vessillo della retrospettiva di Lavinia Fontana a Dublino

L’opera appartenente al Museo Galleria Davia Bargellini è stata restaurata nel Laboratorio Ottorino Nonfarmale

«Giuditta con la testa di Oloferne» (1600) di Lavinia Fontana dopo il restauro (particolare)
Giovanni Pellinghelli del Monticello |  | Bologna

Il restauro della «Giuditta con la testa di Oloferne» di Lavinia Fontana (Bologna, 1552-Roma, 1614), che è appena stato portato a termine nel Laboratorio Ottorino Nonfarmale di Bologna, nasce dal prestito dell’opera conservata nel Museo Galleria Davia Bargellini alla National Gallery of Ireland per la mostra «Lavinia Fontana: Trailblazer, Rule Breaker»,in programma a Dublino dal 6 maggio al 27 agosto. Prima monografica in oltre due decenni, la mostra a cura di Aoife Brady sarà la prima a concentrarsi sui ritratti.

Giuditta con la testa di Oloferne partirà alla volta di Dublino il 13 aprile e fino al giorno precedente sarà visibile con ingresso gratuito nel museo bolognese, dove il restauro è stato presentato da Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna, Massimo Medica. direttore Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, Vera Fortunati, docente ordinaria emerita di Storia dell’Arte Moderna presso l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna e direttrice del Centro di Documentazione sulla Storia delle Donne Artiste in Europa dal Medioevo al Novecento, e Giovanni Giannelli, direttore tecnico Laboratorio di Restauro Ottorino Nonfarmale.
«Giuditta con la testa di Oloferne» (1600) di Lavinia Fontana prima e dopo il restauro
Tra i massimi rappresentanti della pittura tardomanierista in Europa, la bolognese Lavinia Fontana, è considerata da molti la prima donna artista a raggiungere il successo professionale al di fuori dei confini di una corte o di un convento: fu infatti la prima donna pittrice a gestire una propria bottega e a dipingere per mecenati illustri sia fastose pale d’altare sia azzardatissimi nudi femminili, e ciò mantenendo al contempo il ruolo di moglie e madre. Come immagine guida per la comunicazione della mostra è stata scelta proprio la tela bolognese, il cui restauro ha consentito di recuperare quei dettagli figurativi molto raffinati, quel colorismo e quelle luci e tonalità accese e vivaci che contraddistinguono la produzione di Lavinia Fontana.

L’olio su tela, firmato e datato «LAVINIA FONTANA DE ZAPPISFECE 1600», appartiene alla maturità e presenta il soggetto biblico in un’ambientazione notturna con elegante padronanza degli effetti luministici e con una resa analitica dei dettagli di attenta sensibilità e di gusto fiammingo. Il volto dell’eroina, come quello della fantesca, sono trattati con cura fisionomica peculiare, tanto da suggerire una celata intenzione ritrattistica, come accade in dipinti coevi e di analogo soggetto dell’area bolognese (primi tra tutti quelli di Agostino Carracci). Nella pittura controriformata era una scelta ricorrente quella di farsi ritrarre nelle vesti del personaggio biblico di Giuditta, modello di virtù femminile perché vedova audace e pia che seduce e uccide il tiranno e libera il proprio popolo, tanto che il tema è fra i più ricorrenti nei quadri da stanza per gli interni dei palazzi nobiliari.

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