Secondo l’ultimo rapporto Art Basel/UBS il mercato globale dell’arte «comincia a raffreddarsi»

Le vendite totali sono cresciute solo del 3% nel 2022, mentre le politiche di zero Covid hanno penalizzato la Cina in favore del Regno Unito che si afferma come secondo leader del settore

Visitatori a Kewenig per la presentazione di Art Basel Unlimited 2022. Cortesia di Art Basel
Anny Shaw |

Il mercato dell’arte potrebbe sembrare slegato dalla realtà di guerra, inflazione, recessione e crisi politiche ed economiche ma, secondo l’ultimo Art Market Report pubblicato il 4 aprile da Art Basel e UBS, nel 2022 sono iniziati a comparire alcuni segnali di caduta. Le vendite globali del mercato dell’arte sono aumentate solo del 3%, raggiungendo una cifra stimata di 67,8 miliardi di dollari, in gran parte riconducibili agli affari multimilionari di una minoranza di mercanti di fascia alta. Tuttavia, alcuni segmenti, in particolare quello delle aste, hanno subito una leggera contrazione.

Alla fine del 2022, in particolare, il mercato è apparso «sovrastimolato e ha iniziato a raffreddarsi, con un indice di domanda-offerta più contenuto», scrive Clare McAndrew, fondatrice della società di consulenza Arts Economics. L’autrice del rapporto dipinge un quadro divergente di un mercato sbilanciato in positivo verso gli Stati Uniti e il Regno Unito e in negativo per la Cina, penalizzata dalle politiche di zero-covid. Nel complesso, la crescita è stata «più contenuta [...] del previsto», afferma McAndrew. Tuttavia, la ripresa del mercato ha superato le aspettative, con vendite superiori a quelle precedenti la pandemia, rappresentando il secondo punto più alto raggiunto dal mercato fino ad oggi, con valori appena inferiori al picco del 2014.

Gli Stati Uniti hanno mantenuto il primo posto nella classifica globale, con una quota di vendite del 45%, il 2% in più rispetto all’anno precedente e trainato da un forte aumento nella fascia alta del settore aste, con un espansione dell’8% a 30,2 miliardi di dollari, il livello più alto mai raggiunto negli Usa, mentre la Cina (compresa la Cina continentale e Hong Kong) è stata vittima di un significativo calo del 14%, il punto più basso dal 2009. Di conseguenza, la quota della Cina è scesa dal 20 al 17%, facendola retrocedere in terza posizione.

Ciò che ha perso la Cina lo ha guadagnato il Regno Unito, che è tornato al secondo posto con una quota del 18% delle vendite (in crescita dell’1% rispetto all’anno scorso) e ha mantenuto il suo slancio con un incremento del 5% del valore a 11,9 miliardi di dollari, rivelando che quello del Regno Unito è stato il più internazionale dei mercati, con il 60% delle vendite dei mercanti effettuate da acquirenti stranieri.

Calo delle vendite all’asta
Inizialmente, il 2022 si prospettava un anno di grande successo per le case d’asta, con prime vendite all’asta di oltre un miliardo di dollari e i successivi clamori mediatici, tra cui quello di risultati record, che nel caso di Sotheby’s comprendevano aste di immobili e di auto d’epoca.

Ma non è tutto oro quello che luccica: secondo il rapporto, le vendite all’asta sono infatti diminuite del 2% lo scorso anno raggiungendo i 30,6 miliardi di dollari sia in asta che in trattativa privata (anche se con un aumento dell’11% rispetto al 2019, anno precedente alla pandemia). Ciò è dovuto in gran parte al cattivo andamento del mercato cinese delle aste, che ha visto cancellazioni a Shanghai in primavera e ulteriori blocchi di importanti vendite autunnali nel continente, contribuendo a un calo del 22% nel 2022.

Nel complesso, il settore delle aste ha rappresentato il 45% del valore delle vendite globali nell’anno, con un calo del 2%. In asta la fascia alta dei mercanti ha registrato la performance più redditizia nel 2022, con introiti superiori ai 10 milioni di dollari, rappresentando l’unico segmento ad aumentare di valore (del 12%). Come accade spesso in tempi di instabilità economica, gli acquirenti facoltosi tendono a orientarsi verso gli artisti più affermati e le opere che ritengono essere meno rischiose.

Gli Stati Uniti hanno riconquistato la loro posizione di leader nel 2022 ricoprendo il 37% delle vendite totali: la maggior parte delle opere d’arte a prezzo più elevato è stata venduta a New York, compresi 41 dei 50 lotti di belle arti più importanti. La Cina è scesa al secondo posto (26%, in calo del 7%) e il Regno Unito è stato il terzo mercato d’asta con una quota stabile del 13%, appena davanti alla Francia con il 9%.
Clare McAndrew, autrice del UBS/Art Basel Art Market Report. Cortesia di Art Basel/UBS
Mentre le vendite online di Christie’s, Sotheby’s e Phillips hanno rappresentato il 7% del totale, con un calo del 4% rispetto all’anno precedente, l’importanza della tecnologia digitale a supporto delle vendite ha continuato a crescere. Sotheby’s riferisce che nel 2022 il 91% delle offerte in asta era online (rispetto al 44% del 2017 e al 18% del 2012). Analogamente, da Christie’s, il 75% delle offerte è stato effettuato in rete, rispetto al 45% del 2018.

Il rapporto evidenzia anche alcuni potenziali problemi che si prospettano per il settore delle aste, che potrebbero aver già influito sul calo della quota delle vendite globali. Ad esempio, strumenti finanziari come le garanzie sono sempre più mal visti; inoltre, lo scorso maggio, la città di New York ha abolito le leggi introdotte 30 anni fa per disciplinare l’industria delle aste e questa azione secondo gli esperti potrebbe confondere le acque.

Come afferma un mercante anonimo nel rapporto: «Negli ultimi due anni abbiamo assistito a una recrudescenza di schemi di investimento e all’uso di strumenti finanziari inappropriati nel mercato dell’arte. Quando queste cose iniziano a proliferare, è sempre un segno di problemi in vista».

Polarizzazione tra i mercanti
Il settore dei mercanti è cresciuto del 7%, raggiungendo i 37,2 miliardi di dollari nel 2022, anche se la crescita e la redditività sono state generalmente osservate solo nella fascia più alta: quelli con i fatturati più elevati (superiori a 10 milioni di dollari) hanno registrato i maggiori aumenti dei valori medi di vendita, pari al 19%. Secondo i dealer che operano in questo settore, gli acquisti sono stati «importanti ma ristretti ai vertici», con molti degli acquirenti più facoltosi che hanno espresso la preferenza per le trattative private, al fine di impegnarsi in una «transazione più ponderata» e di mantenere la capacità di negoziare con maggiore opacità.

Come afferma un mercante: «Abbiamo riscontrato che la fascia alta di collezionisti/mercanti è viva e vegeta e quest’anno sembra esserci una maggiore propensione ad acquistare in trattativa privata. Se prima si trattava di privacy, ora scopriamo che i collezionisti di questo livello non vogliono sottostare a garanzie e terze parti e preferiscono l’approccio più diretto di una trattativa privata».

Invece, le realtà più piccole hanno dovuto fare i conti con acquirenti più cauti, costi di esposizione alle stelle e vendite stagnanti, che hanno portato a importanti crolli di fatturato. Quelle con introiti inferiori a 250mila dollari hanno registrato un calo delle vendite del 3%. I commercianti di questo segmento hanno notato che, a differenza degli acquirenti di fascia alta che sono forse meno soggetti alle condizioni economiche generali, i loro acquirenti nel 2022 avevano budget più limitati ed erano generalmente più attenti ai prezzi.

Anche i costi dell’attività artistica hanno inciso sui profitti dei commercianti. Il rapporto rileva in particolare un aumento delle spese di spedizione, con alcuni mercanti che le considerano pari al 40% delle spese, rispetto al 20% del 2021. Perfino le fiere d’arte sono diventate oggetto del contendere: alcuni mercanti hanno dichiarato che per esporre in fiera nel 2022 hanno speso almeno il 15-20% in più rispetto al periodo prepandemico. Come riportato da uno di loro: «Dopo la pandemia, i costi di partecipazione alle fiere sono saliti alle stelle e per noi non è più economicamente redditizio esporre perché non portano abbastanza affari da giustificare l’oneroso costo di uno stand». Un altro mercante afferma che il modello delle fiere d’arte è messo alla prova «in parte dai cambiamenti di abitudini e preferenze di acquisto indotti dalla pandemia, ma anche dalle sfide legate ai trasporti e ai viaggi e dall’aumento generale dei costi».
L’asta della Macklowe Collection a Sotheby’s nel 2022. Cortesia di Sotheby's
Per quanto riguarda le tendenze a livello più esteso, sembra esserci uno spostamento di potere verso gli artisti che lavorano a stretto contatto con i collezionisti, in gran parte guidato dai progressi della tecnologia e da una maggiore attenzione ai social media. Quando è stato chiesto ai dealer del mercato primario se fossero preoccupati per il sempre più frequente fenomeno degli artisti che scavalcano l’intermediazione delle loro gallerie, il 35% ha dichiarato di essere «estremamente o moderatamente» preoccupato, mentre solo il 20% non lo era. Quasi il 40% dei dealer sul mercato primario ha previsto un aumento delle vendite dirette da parte degli artisti nel prossimo anno.

Di conseguenza, osserva McAndrew, alcuni mercanti «sentono la pressione sui loro programmi sia dall’alto verso il basso, da parte delle grandi gallerie di alto livello e dal rischio che gli vengano sottratti gli artisti, sia dal basso verso l’alto, da parte degli artisti stessi man mano che le loro pratiche maturano».

Il mercato dell’ultracontemporaneo si arresta
Una delle maggiori tendenze degli ultimi due anni è stata la crescita del mercato degli artisti ultracontemporanei o «red-chip». In gran parte guidata da un mercato in asta frenetico, questa tendenza sembra ora invertirsi: nel 2021, il valore dell’arte contemporanea e delle opere realizzate negli ultimi 20 anni ha raddoppiato il suo valore in asta, grazie anche alle forti vendite di artisti ultracontemporanei; tuttavia, nel 2022, il segmento dell’arte del dopoguerra ha avuto più successo, con valori in aumento del 3%, contro cali del 26% per l’arte contemporanea e del 17% per le opere degli ultimi 20 anni.

Alcuni mercanti, interpellati, hanno dichiarato di ritenere che alcuni segmenti del mercato primario si siano «gonfiati» nel 2021 e che le vendite non abbiano mantenuto lo stesso ritmo nel 2022, con il timore che una «strada tortuosa» attenda alcuni artisti. I commenti sono stati rivolti in particolare verso quegli artisti che hanno già raggiunto il milione di dollari relativamente presto nella loro carriera.
Alcuni dealer hanno notato come «la visibilità in asta stia sostituendo le acquisizioni dei musei come tecnica di marketing per gli artisti», con opere che passano dagli studi degli artisti alle aste in tempi molto rapidi, mentre altri hanno dato la colpa alla presenza di «troppe nuove gallerie che non hanno alcuna integrità o conoscenza del settore» e che stanno facendo lievitare i prezzi.

Quando si raggiungerà la parità di genere?
Nonostante il continuo richiamo all’equità di genere, la rappresentazione di artiste donne rimane inferiore a quella dei colleghi maschi. Anche a livello di prezzo si sta avanzando lentamente. Secondo il rapporto, la quota di artiste donne rappresentate dalle gallerie è del 39%, rispetto al 37% del 2021. Nel solo mercato primario, i progressi sembrano essersi arrestati negli ultimi due anni, con la quota rosa che si attesta ora al 42%, in leggero calo rispetto al 44% raggiunto nel 2019.

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