La figlia del fondatore di White Cube apre una galleria a Londra

Incubator, spazio dedicato all’arte emergente, non ha alcuna connessione con quello del padre Jay Jopling

Incubator è in uno spazio su due piani in Chiltern Street
Kabir Jhala |  | Londra

La notizia dell’apertura di una nuova galleria londinese è stata lanciata questa settimana da un volto nuovo con un cognome familiare. Il nuovo spazio, chiamato Incubator, è infatti diretto da Angelica Jopling, figlia del fondatore di White Cube, Jay Jopling, uno dei mercanti d’arte di maggior successo del Regno Unito. La galleria, che apre il 5 aprile a Marylebone, quartiere centrale della capitale, si concentrerà su artisti emergenti e su un programma di performance e arte esperienziale.

«[La galleria] è nata da una proposta di sovvenzione fallita che ho presentato durante il mio corso di laurea all'Università di Stanford, in California», racconta Jopling a The Art Newspaper, parlando dell’impulso che l’ha spinta a fondare Incubator. «Me ne sono dimenticata finché non sono tornata a Londra durante la pandemia dove mi sono sentita isolata e senza alcuna comunità artistica».

Sebbene questo sia il primo spazio permanente di Incubator, si tratta della sua terza esperienza. Precedentemente, infatti, aveva assunto la forma di una serie di sei mostre personali pop-up di una settimana a Soho, prima nel 2021 e poi nel 2022. Incubator opererà ora «permanentemente», spiega Jopling, con le prossime stagioni primaverili e autunnali dedicate a una rapida successione di mostre personali, ciascuna della durata di due settimane.

Il periodo primaverile durerà dal 5 aprile al 26 giugno e vedrà la partecipazione di alcuni giovani artisti, tra cui Emily Wilcock, Kesewa Aboah e Graham Silveria Martin. Durante le stagioni invernale ed estiva, invece, si ospiteranno mostre collettive più lunghe. Al centro di Incubator ci sarà un programma bisettimanale di performance, in cui saranno invitati poeti, danzatori e musicisti, spesso, anche se non sempre, in dialogo con la mostra in corso.
Angelica Jopling. Foto Thomas Dozol
Jopling afferma che l’unica fonte di reddito della galleria sarà la vendita di opere d’arte. Laureata in curatela nei musei al Courtauld Institute of Art, si considera «sia una curatrice che una commerciante», aggiungendo che: «il lato commerciale dei lavori non è il mio obiettivo nè la mia spinta finale». Per quanto riguarda l’ubicazione di Incubator, Jopling afferma di aver deciso di scegliere lo spazio a due piani, un ex negozio di abbigliamento in un edificio vittoriano di Chiltern Street, dopo che un altro più grande ad Hackney, nella zona est di Londra, è andato in fumo («un caso fortunato»).

Lo spazio si trova a pochi passi dal ristorante Chiltern Firehouse, dove White Cube ospita il suo party annuale nella settimana di Frieze, molto frequentato. Ma si tratta di una pura coincidenza, afferma Jopling, ribadendo che le due attività saranno «totalmente separate» e che la collaborazione con il padre «non è il suo obiettivo».

Sostiene inoltre che le liste dei clienti delle due gallerie sono separate e che la clientela tipica di ciascuna galleria rimane diversa. Tuttavia, essere una gallerista ereditaria presenta innegabili vantaggi e Jopling riconosce che la sua  stessa capacità di inquadrare da un punto di vista commerciale il mondo dell’arte è stata davvero impareggiabile.

«Non si è trattato tanto di lezioni dirette e di aver ricevuto consigli commerciali, quanto dell’opportunità che ho avuto di crescere con gli artisti e di sentirmi a mio agio in quegli spazi [della galleria], il che è stata una grande gioia. Ma la maggior parte delle cose pratiche le ho imparate grazie al mio MA e dagli errori commessi durante le prime esperienze di Incubator». Se non altro, Jopling non guarda tanto al modello di business del padre, quanto ai suoi coetanei coinvolti in quello che descrive come «un momento molto eccitante per la scena artistica emergente di Londra».

La gallerista cita infine le giovani realtà commerciali Rose Easton e Ginny on Frederick come esempi di cui desidera ricalcare etica e programma: «Entrambi questi spazi stanno facendo cose molto interessanti. Mi piace il modo in cui Ginny lavora con il piccolo spazio e gli artisti che Rose espone. Allo stesso modo, voglio contribuire alla scena e offrire qualcosa di fresco, stimolante e inaspettato».

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