Giacomo Ceruti sacro e bresciano

Al Museo Diocesano un versante poco noto della pittura dell’artista

«Madonna del Rosario e Santi», di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (particolare). Artogne, chiesa Ss Cornelio e Cipriano, foto BAMS Photo Rodella
Ada Masoero |  | Brescia

Mentre nel Museo di Santa Giulia continua fino al 28 maggio «Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento», radicale rilettura della pittura dell’artista a lungo identificato con la sua sola produzione pauperistica, il Museo Diocesano accende l’attenzione sul versante poco noto della sua pittura sacra, condividendo la linea dell’altra rassegna, in cui l’opera di Ceruti è inserita in un contesto artistico più ampio, che include soprattutto la Serenissima, del cui territorio, del resto, Brescia faceva parte.

«Ceruti sacro e la pittura a Brescia tra Ricci e Tiepolo» (dall’11 marzo al 21 maggio) è il titolo della mostra, curata da Angelo Loda (Soprintendenza Bergamo e Brescia) qui affiancato da un ampio comitato scientifico, che prende in esame quest’ambito del suo lavoro, oggetto dell’attenzione degli studiosi da pochi anni soltanto. Il che ha comportato anche, in qualche caso, attribuzioni frettolose e non del tutto condivisibili.

In questa rassegna si è scelto di presentare tutte le sue opere di tema religioso conservate nel territorio bresciano, accostate a una scelta di lavori da lui realizzati tra Padova, Piacenza e Crema, dopo aver lasciato la città. Sono però alcuni dipinti sacri di artisti attivi all’esordio del Settecento nell’area bresciana e bergamasca, da Sebastiano Ricci a Giovanni Battista Tiepolo, da Andrea Celesti ad Antonio Cifrondi e Francesco Paglia, ad aprire il percorso, chiuso, dopo la sequenza di opere di Ceruti, da chi invece fu attivo tra gli anni ’20 e i ’40 del secolo (Giuseppe Tortelli, Antonio e Angelo Paglia, Francesco Monti).

La mostra trova poi una sorta di sua seconda sede nella sontuosa chiesa parrocchiale di Gandino (Bg), vero «museo» del Ceruti sacro per il gran numero di importanti opere di sua mano che conserva.

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