Contenuto di Tefaf Maastricht: settemila anni

Tra 268 espositori internazionali, ecco che cosa offrono gli italiani

«Piazza San Marco dalla Torre dell’Orologio» (1735 ca) di Michele Marieschi (particolare), offerta da Matteo Salamon
Elena Correggia |  | Maastricht

Il Tefaf torna alla sua consueta calendarizzazione primaverile. Dall’11 al 19 marzo (solo a invito le giornate del 9 e del 10) gli spazi del Mecc ospitano il meglio dell’arte e dell’antiquariato mondiale. Al vaglio del rigoroso Vetting sono passate le opere di 268 espositori internazionali che offrono un viaggio lungo settemila anni fra epoche e generi nel segno della qualità.

Solo per fare alcuni esempi, la grande pittura fiamminga con David Teniers II, Frans Francken il giovane e Jan Brueghel il vecchio è protagonista da De Jonckheere, mentre una commode Luigi XV con una sontuosa decorazione in bronzo dorato e lacca cinese, proveniente dalla collezione del principe belga de Ligne, cattura la scena da Christophe de Quénetain.
Scrivania da centro ferrarese della metà del XVIII secolo, proposta da Piva&C.
Di qualità museale alcune ceramiche di Delft, come la coppia di candelieri da tavolo della seconda metà del Seicento proposti da Kollenburg e il raro e originale vaso da fiori piramidale esposto da Aronson. Una commode a mezzaluna progettata da Carlo Randoni intorno al 1820 per palazzo Doria Tursi, che fu dimora genovese dei Savoia, rientra fra gli oggetti storici visibili nello stand di Burzio. Un tuffo nel clima dello Jugendstil è invece possibile da Bel Etage, dove sono esposti alcuni mobili e oggetti disegnati da Josef Hoffmann, tra cui un cabinet che fece il suo debutto all’ottava mostra della Secessione viennese nel 1900.

Numerosa la rappresentanza di gallerie italiane che si arricchisce quest’anno della presenza di Berardi Galleria d’Arte e Caterina Tognon alla prima partecipazione, oltre a Miriam Di Penta nello spazio «Showcase» dedicato alle giovani gallerie. Fra le opere si segnala da Caretto&Occhinegro una piccola tavola, «La Messa di san Gregorio», preziosa aggiunta al catalogo di quello che viene soprannominato l’«ultimo dei primitivi fiamminghi», Jan Provoost (la richiesta è 300-400mila euro), mentre da Alessandra Di Castro una console genovese in legno intagliato, dorato e dipinto con piano in alabastro orientale, del terzo quarto del XVIII secolo (150mila). Sempre nell’ambito degli arredi Piva&C.
«Avvenimento d’arte e di cultura» (1906-23) di Giulio Aristide Sartorio proveniente dalla Collezione Marga Sartorio di Roma
presenta una scrivania da centro ferrarese di metà ’700 in noce dipinto a imitazione del carapace di tartaruga (300mila ca). Il Vedutismo veneziano è di scena da Matteo Salamon, che porta un olio di Michele Marieschi con «Piazza San Marco dalla Torre dell’orologio», appartenuto in origine a Henry Howard, IV conte di Carlisle (intorno al milione di euro). Da Berardi si fa notare il «Ritratto del fotografo Olympe Aguado e della sua famiglia» realizzato da Luigi Mussini in Francia nel 1850 (80mila).

Di grande pregio storico, da Antonacci Lapiccirella, il pannello «Avvenimento d’arte e di cultura» (300mila ca), parte del fregio che Giulio Aristide Sartorio realizzò nel 1906 in occasione dell’Esposizione internazionale del Sempione (due pannelli dello stesso fregio sono stati venduti dalla galleria al Musée d’Orsay), mentre da Tornabuoni si può trovare un acquarello di Kandinskij, «Communiqué» del 1936, per 885mila euro circa.

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