Mancano 35 milioni di presenze negli alberghi per il pareggio prepandemia

Secondo il presidente di Federalberghi abbiamo due giganteschi problemi: trovare personale e la concorrenza sleale

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi
Arianna Antoniutti |

L’Istituto nazionale di statistica (Istat), ente pubblico di ricerca e principale produttore italiano di statistica ufficiale, ha reso noti i dati relativi alle presenze turistiche in Italia nei primi nove mesi del 2022. Il panorama fotografato, sebbene presenti elementi di forte ripresa, indica dati ancora di segno negativo rispetto ai valori pre-pandemici: le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono circa 39 milioni in meno rispetto al 2019. È un bilancio del -10,3%, cifre pesanti, che si riflettono anche sul settore dell’occupazione.

L’industria turistica, difatti, segna un -4,4% in termini di occupati. Le 88mila unità mancanti mostrano come il crollo occupazionale generato dalla crisi pandemica non possa ancora dirsi superato. I dati elaborati dall’Istat (frutto di statistiche mensili effettuate sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi presenti sul territorio nazionale), evidenziano come, nel periodo gennaio-settembre 2022, siano aumentati, rispetto al 2021, sia gli arrivi (+45,8%) che le presenze (+39,9%), misurate in termini di notti trascorse nelle strutture. Un elemento di grande interesse è dato dalla prevalenza dei turisti stranieri rispetto agli italiani: arrivi +102,5%, presenze +91%. Decisamente più contenuto è difatti l’aumento dei clienti residenti: +16,8 di arrivi e +11,7 di presenze. Il turismo di prossimità, per gli italiani, sembrerebbe aver perso terreno rispetto ai soggiorni all’estero.

Quanto alle cifre finali, i numeri sono alti ma ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici: 174 milioni di presenze di clienti italiani e 164 milioni di clienti stranieri. Neppure il picco raggiunto nel trimestre estivo luglio-settembre, con i suoi 196 milioni di presenze, riesce a recuperare i valori pre-Covid che, nel medesimo periodo del 2019, avevano raggiunto i 205 milioni. Per un bilancio definitivo sarà necessario attendere l’ultimo trimestre del 2022. Secondo L’Istat, se fosse confermato l’andamento dei nove mesi precedenti, il numero complessivo di presenze turistiche dovrebbe toccare i 420 milioni. Una cifra lontana dai 437 milioni del 2019, ma che indicherebbe una ripresa costante e progressiva.

Con Bernabò Bocca (Torino, 1963), presidente di Federalberghi, abbiamo preso in esame i dati Istat, in particolare l’aspetto relativo alla più lenta ripresa degli esercizi alberghieri rispetto a quelli extra-alberghieri (agriturismi, ostelli, rifugi, bed and breakfast...). Difatti, mentre il livello prepandemico nelle strutture extra-alberghiere è stato pressoché raggiunto (con 136 milioni di presenze rispetto ai 139 milioni del 2019), negli esercizi alberghieri la flessione è notevole: circa 35 milioni di presenze in meno.

«Il motivo di tale disparità è semplice, spiega Bocca. Nel campo dell’extra alberghiero purtroppo prolificano attività “fai da te” che replicano l’operato delle imprese ricettive propriamente dette, ma che non vengono riconosciute né registrate come tali. Esse si sottraggono in modo non trasparente al rispetto di quelle regole che sono invece rigidamente applicate dal mondo alberghiero. In primis, non hanno gli stessi vincoli in termini di oneri fiscali, non sono sottoposte ai controlli ordinari previsti per le imprese ricettive ufficiali, non osservano una serie di obblighi relativi alla sicurezza degli ospiti. Va da sé che si possano permettere di abbassare i costi di soggiorno, creando così un circuito molto dannoso di concorrenza sleale per gli alberghi e per tutti coloro che si comportano invece secondo la legge. Il problema dell’abusivismo riguardante le locazioni brevi lo abbiamo evidenziato in moltissime circostanze, ma non è ancora del tutto risolto».

Qual è la situazione in termini di occupazione?
«Non possiamo dimenticare che cosa è successo in questi ultimi due anni. La maggioranza delle strutture ricettive è stata costretta a chiudere a causa della pandemia, il Covid ha provocato un danno al comparto di cui stiamo ancora pagando il prezzo. Non appena si è usciti dal tunnel, ci si è trovati di fronte a un evento storico di gravità mondiale come il conflitto in Ucraina. Per le imprese del nostro settore è stato difficilissimo sopravvivere in un contesto del genere. Molti imprenditori come me hanno dovuto mettere in cassa integrazione i propri collaboratori, alcuni dei quali, nel tempo, hanno optato per altre attività. Inoltre, oggi ci troviamo di fronte all’enorme problema del reclutamento del personale. Il reddito di cittadinanza, così come era stato congegnato, non ha certo aiutato il nostro comparto. Pur basandosi su un principio ineccepibile, quello del sostegno degli economicamente più deboli, questa misura non ha però incentivato i giovani a entrare nel mondo del lavoro. Ripeto, noi oggi facciamo fatica a trovare professionalità da integrare nelle nostre aziende».

Quali sono le misure più urgenti che il Governo dovrebbe mettere in campo per affrontare le criticità del settore, a partire dal tema del «caro bollette».
«Su questo tema ci siamo confrontati con il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che ha ascoltato le nostre istanze, comprendendo la difficoltà di imprese energivore come le nostre. In parte abbiamo avuto riscontro con il «pacchetto energia», contenuto nella legge di Bilancio 2023, che prevede di destinare risorse con oltre 21 miliardi di euro, aumentando gli aiuti a famiglie e imprese. Per quanto ci riguarda, l’aspetto più incisivo lo abbiamo rilevato nella misura che prevede il rifinanziamento del credito di imposta, per imprese energivore, nel primo trimestre del nuovo anno. Si tratta ovviamente di un intervento che ha carattere di urgenza. Altro punto cruciale su cui è necessario intervenire è la lotta all’abusivismo e alla concorrenza sleale. Per arginare il fenomeno, a nostro parere si potrebbe prevedere un limite minimo di notti per le locazioni turistiche. Sicuramente su questo fronte c’è ancora molto da fare».

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