La Francia partner dell’Arabia Saudita per l’arte

L’agenzia francese Afalula, frutto dell’accordo intergovernativo tra Francia e Arabia Saudita, sostiene programmi di residenza per artisti nel Regno, nell’ambito dell’accordo per lo sviluppo culturale e turistico della regione di AlUla

La performance di Augustine Paredes
Gareth Harris |

L’agenzia governativa francese incaricata di sviluppare il turismo internazionale nella regione di AlUla, importante sito culturale e naturalistico dell’Arabia Saudita, è impegnata in una serie di programmi guidati da artisti nella vasta area nord-occidentale del Paese, sviluppando progetti con una serie di soggetti internazionali. L’agenzia Afalula, fondata a Parigi nel luglio 2018, è il risultato di un accordo intergovernativo firmato da Francia e Arabia Saudita e lavora in collaborazione con la Royal Commission for AlUla (Rcu), l’ente culturale del Governo saudita guidato dal sovrano de facto del Paese, il principe ereditario Mohammed bin Salman.

«L’Arabia Saudita e la Francia condividono la visione di implementare un nuovo modello di sviluppo economico e turistico, incentrato sull’assoluta conservazione dell’ambiente, rispettoso della storia e inclusivo delle popolazioni locali», afferma Gérard Mestrallet, presidente esecutivo di Afalula, in una dichiarazione online. Un critico francese, che vuole rimanere anonimo, afferma: «La partnership franco-saudita fa parte di un’iniziativa volta a promuovere le credenziali culturali dell’Arabia Saudita, contribuendo a diversificare l’economia e a fornire un’immagine più “aperta” del Paese, in linea con il piano Vision 2030 del Governo».

Durante l’ultimo programma di residenza, alla fine dell’anno scorso, sei artisti hanno trascorso 12 settimane ad AlUla; tra di loro c’era Augustine Paredes, un’artista filippina con base negli Emirati Arabi Uniti. Tra gli altri artisti partecipanti figurano la francese Sabine Mirlesse, la studiosa e poetessa emiratina Afra Atiq e due artisti sauditi, Mohammad Alfaraj e Daniah Alsaleh. «Stavo facendo una ricerca sulla poetica dell’agricoltura, concentrandomi sulla sofferenza di una palma. Ho trascorso del tempo ad AlUla conversando con gli scienziati e i ricercatori che vi lavorano, osservando la vita della fattoria e gli agricoltori e ricollegandomi alle mie radici di figlio di agricoltori nelle Filippine», racconta Paredes. Mirlesse ha sviluppato un oggetto «divinatorio» che ripercorre le pratiche dei primi arabi, mentre Atiq ha presentato un ciclo poetico in due parti ispirato a wādi (valle) e samā’ (cielo). «Ognuno degli artisti ha, a suo modo, reso omaggio ai segni che il passato ha lasciato sul paesaggio, sulla città e sulla sua società, e a volte all’intrigante assenza di tracce e, quindi, di narrazioni», scrivono i curatori.
Gli artisti in residenza nel deserto di Al-Ula. Foto Medyes
Un altro programma di residenza è stato lanciato in gennaio; una mostra con le opere di entrambi i programmi è stata inaugurata in occasione dell’AlUla Arts Festival (16-28 febbraio). «L’ambizione è anche quella di collegare gradualmente il programma di residenza per artisti di AlUla ai beni culturali del masterplan Journey Through Time, e di esplorare le residenze tematiche come atti multipli di prefigurazione, come l’agricoltura, la botanica e i profumi, i cavalli arabi, le arti nel paesaggio, il design e l’architettura», afferma un portavoce di Afalula.

Il masterplan Journey Through Time è incentrato sulla città vecchia di AlUla e sull’Oasi culturale, dove vengono condotte ricerche archeologiche, antropologiche, botaniche e genetiche sull’architettura antica, sull’agricoltura e sulle risorse idriche. Il critico britannico Iwona Blazwick, direttrice della Whitechapel Art Gallery di Londra (2001-22) e oggi presidente del gruppo di esperti di arte pubblica della Royal Commission for AlUla, afferma: «L’ambizione del programma di residenza per artisti è duplice: creare un dialogo che trascenda le differenze geopolitiche e culturali e vedere cosa succede quando si invita qualcuno dall’esterno in questo ricco contesto». L’anno scorso, Blazwick ha difeso il suo nuovo incarico alla luce delle accuse rivolte all’Arabia Saudita in materia di diritti umani. «Preferisco essere coinvolta dove posso contribuire alla libertà di espressione, a far crescere l’arte, perché credo che l’arte cambi la società. Questo è fondamentale per me. Ed è fondamentale per il mio sostegno alle donne nel corso della mia carriera».

Tuttavia, il modo in cui la libertà si sta sviluppando nel Regno, notoriamente ortodosso, è complesso. Le piattaforme che sono sorte, dalle biennali alle iniziative per il patrimonio culturale, hanno dato agli artisti sauditi maggiori possibilità e visibilità, attirando nel Regno personalità internazionali desiderose di scoprire la ricca schiera di eccellenti artiste che vi lavorano. Un curatore mediorientale, che ritiene che l’Arabia Saudita si stia evolvendo rapidamente rispetto agli Stati vicini, afferma che gli artisti sauditi non sono liberi, ma «penso comunque che siano più liberi». Il mese scorso Sophie Makariou, ex presidente del Musée Guimet di Parigi, è stata nominata direttore scientifico responsabile della divisione Cultura e patrimonio (archeologia, arte contemporanea e musei) di Afalula; sostituisce Jean-François Charnier, dimessosi lo scorso settembre.

Appena un giorno dopo l’annuncio da parte dei funzionari turchi dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi nel Consolato saudita di Istanbul il 7 ottobre 2018, il presidente francese Emmanuel Macron ha emesso un decreto che conferma ufficialmente lo sviluppo culturale dell’area di AlUla. La rete proposta di futuri musei e siti archeologici attorno a un museo della civiltà araba nel sito di AlUla segue il lancio del Louvre Abu Dhabi nel novembre 2017, un altro vasto progetto mediorientale sostenuto dal Governo francese. Il Governo emiratino ha pagato un miliardo di euro per il prestito del marchio e il know how del Louvre, con una durata di 30 anni e sei mesi.

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