Il Governo, il diritto d’autore e le nuove tecnologie

Il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni punta a definire una normativa nazionale per la produzione di opere d’arte originali attraverso nuove tecnologie e per la riproduzione digitale di opere già esistenti

Lucia Borgonzoni
Arianna Antoniutti |

Il sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni, ha annunciato l’avvio di un ciclo di incontri, tra esperti del MiC e professionisti esterni, per la definizione di un quadro normativo in materia di diritto d’autore che includa anche le nuove tecnologie. Borgonzoni (Bologna, 1976), diplomata all’Accademia di Belle arti, è stata eletta senatrice nel 2018, e dal 2018 al 2019 ha ricoperto l’incarico di sottosegretario alla Cultura nel Governo Conte I, ruolo confermato con i premier Draghi e, da ottobre, Meloni. Tra le materie attualmente in delega al Sottosegretario, oltre a imprese culturali e creative, moda, design e fotografia, figurano diritto d’autore, cinema e audiovisivo, ed è in questa veste che Borgonzoni torna su tali temi, già affrontati durante il governo Draghi.

«Riprenderemo il lavoro svolto dalla commissione istituita, un anno fa, presso la Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura (MiC). L’obiettivo è mettere in piedi un quadro di norme e linee guida per le questioni, molto complesse, relative a diritto d’autore e nuovi strumenti digitali, come Nft e Metaverso. Ascolteremo, oltre agli esperti, anche diversi stakeholder, operativi in questo settore, per comprendere la direzione in cui muoverci, principalmente su due macrotemi: la produzione di opere d’arte originali attraverso nuove tecnologie, e la riproduzione digitale di opere già esistenti, parte del nostro patrimonio artistico. Se la prima questione tocca il diritto d’autore, e a oggi vede delle regole assai poco chiare, la seconda ha a che fare con l’inalienabilità della proprietà e l’utilizzo non esclusivo dei nostri beni digitalizzati.

La riproduzione digitale di opere d’arte può rappresentare un grande strumento economico, anche di finanziamento del patrimonio artistico fisico, ma ha assoluta necessità di essere normata. Il rischio è la svendita dei nostri stessi beni culturali. Anche l’Europa sta lavorando in proposito, ma so che ci giungeranno delle semplici linee di indirizzo. Ciò cui invece miriamo è la specifica
regolamentazione della materia, uniforme su tutto il territorio nazionale. Vogliamo arrivare a determinare prototipi di contratto, in modo tale da offrire ai musei, non solo statali, precise norme di condotta. Vista l’importanza del soggetto, il tavolo di discussione sarà ampliato, comprendendo, oltre alla Direzione Musei, anche la Direzione Audiovisivo che gestisce il diritto d’autore».

La Direzione Generale Musei, nel maggio 2021, ha avviato una ricognizione degli accordi stipulati fino a quella data, in materia di Nft e opere d’arte, invitando i musei a sospendere le attività in corso. A che punto sono i lavori? «In quell’occasione sulla stampa si è parlato molto del caso della riproduzione e vendita, da parte degli Uffizi in cui è conservato, del “Tondo Doni” di Michelangelo, ma sono molti i musei che nel 2016 avevano firmato accordi simili, che andranno sicuramente rivisti. Nel caso del “Tondo”, non si trattava di un Nft ma di un Daw (Digital art work, copia unica digitale certificata in scala 1:1, Ndr). Questo per dire quanto sia ricco il panorama di riferimento e come non sarà possibile immaginare un unico modello normativo. Ad esempio, dovremo determinare norme specifiche per ciascuna categoria di Nft.

Importante sarà gettare le basi per accordi che, un domani, non debbano ritorcersi contro le amministrazioni. Accanto al livello normativo, sarà poi altrettanto necessario pensare alla
formazione: oggi nei musei mancano gli esperti su temi così specifici. Anche nel momento della creazione di bandi internazionali, sarà sempre più essenziale richiedere la conoscenza dei nuovi linguaggi. Sono strumenti preziosi, dobbiamo imparare a gestirli nel modo corretto, soprattutto per la responsabilità che abbiamo nei confronti del nostro immenso patrimonio. Non ultimo, sono dispositivi perfetti per attrarre le nuove generazioni, che parlano quello stesso linguaggio».

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