Da Zwirner le intersezioni tra Roma e New York

Ispirandosi a due mostre newyorkesi di Celant, il curatore David Leiber si è concentrato in particolare sugli artisti italiani

«Senza titolo» (1960), di Jannis Kounellis. Cortesia di David Zwirner
Elena Franzoia |  | New York

Ispirato alle celebri mostre newyorkesi di Germano Celant, cui rende esplicito omaggio, «Roma-New York: 1948-1964» (The Murray and Isabella Rayburn Foundation, 1993) e «New York: 1962-1964» (Museo Ebraico, 2022), il progetto espositivo «Roma/New York, 1953-1964» (fino al 25 febbraio) è curato da David Leiber per la galleria David Zwirner, di cui è partner. Protagoniste sono le feconde intersezioni tra arte italiana e statunitense tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

Maestri come Afro Basaldella, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi e Piero Dorazio dalla scena romana migrarono con fortuna nelle blasonate gallerie newyorkesi di Eleanor Ward, Catherine Viviano e Leo Castelli, mentre artisti americani, tra cui Cy Twombly e Robert Rauschenberg, profondamente influenzati dai viaggi in Italia, esposero in gallerie come L’Obelisco e La Tartaruga.

La mostra è divisa in due parti. La prima esplora l’intrecciarsi delle reciproche influenze negli anni Cinquanta; la seconda il nascere nell’Italia degli anni Sessanta di un’estetica neorealista nonché i diversi approcci all’Informale e alla Pop Art, con echi statunitensi legati al consumismo e alla scena urbana presenti nell’opera di Franco Angeli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Mimmo Rotella e Mario Schifano.

«“Roma/New York, 1953–1964” si concentra in particolare sugli artisti italiani, afferma Lieber, molti dei quali, come Carla Accardi e Gastone Novelli, sono ancora poco conosciuti negli Stati Uniti». La mostra contribuisce anche a riscoprire artisti come l’italiano Luigi Boille e l’americano di origine italiana Conrad Marca-Relli, sorta di ambasciatore delle due comunità artistiche, all’origine di una vasta e duratura rete di rapporti culturali e mercantili.

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