Il vecchio Miró dipingeva in trance

Al Zentrum Paul Klee 74 grandi opere dell’ultimo ventennio, quando l’artista utilizzava anche il fuoco

Joan Miró nel suo studio Son Boter a Palma di Maiorca nel 1968. Foto Francesca Català-Roca. © Fons Fotogràfic F. Català-Roca-Ar-xiu Històric del Collegi d’Arquitectes de Catalunya
Elena Franzoia |  | Berna

I poco indagati ultimi anni della carriera del pittore catalano (Barcellona, 1893-Palma di Maiorca, 1983) sono il tema della mostra «Joan Miró. New Beginnings», dal 28 gennaio al 7 maggio nel Zentrum Paul Klee. La selezione curata da Fabienne Eggelhofer, capocuratrice del centro bernese, con la collaborazione di Myriam Dossegger, propone 74 opere, in cui il grande formato esalta la ricerca sperimentale che caratterizzò la produzione di Miró soprattutto dopo l’agognato trasferimento, nel 1956, a Palma di Maiorca.

Un periodo in cui si orienta verso forme e strumenti sperimentali come il fuoco, le forbici o l’acrilico utilizzati per lavorare sul tessuto e intervenire su dipinti esistenti, spesso acquistati al mercato delle pulci. Ne risulta una più istintiva e marcata gestualità fisica (da Miró definita «stato di trance»), che si concretizza in sculture astratte e dipinti dalle larghe pennellate, forse inconscio omaggio all’amata calligrafia giapponese. Si tratta di opere realizzate tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, provenienti per la maggior parte dalle fondazioni Joan Miró di Barcellona e Pilar i Joan Miró di Maiorca.

Del fuoco, utilizzato per «Burnt Canvas 2» (1973), diceva: «Distrugge meno di quanto trasforma, agisce su ciò che brucia con una forza inventiva che possiede la magia». La scelta del centro bernese si situa nell’ambito della collaborazione attivata con la Fondazione Joan Miró di Barcellona, che ricambia infatti fino al 12 febbraio con la grande mostra «Paul Klee e i segreti della natura».

Accomunati dall’interesse per la creatività infantile e l’arte preistorica, i due artisti non si conobbero mai, anche se non mancarono di esprimere la reciproca stima. «Klee è stato l’incontro più importante della mia vita», giunse ad affermare Miró, mentre Klee pare lodasse il collega catalano, più giovane di 14 anni, con il celebre collega presso la Bauhaus Vasilij Kandinskij. «L’influenza di Klee fu determinante per Miró nella ricerca di un equilibrio tra Surrealismo figurativo e astrazione», precisa Eggelhofer, focalizzando uno dei temi centrali affrontati anche dal catalogo della mostra bernese, pubblicato a Colonia da Snoeck Verlag.

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