Gli sguardi doppi di Mariella Bettineschi

Il percorso tra le opere dell’artista nella personale da z20 Sara Zanin, tra salti temporali e linguistici, rispecchia l’eclettismo di una ricerca dalle molte facce

«Ingres, La grande odalisca» (2016) di Mariella Bettineschi
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

I mondi espressivi di Mariella Bettineschi sono di scena presso z2o Sara Zanin fino al 16 marzo, nella mostra «L’era successiva e altri racconti». Le opere esposte si avvicendano in un percorso, tra salti temporali e linguistici, che rispecchia l’eclettismo di una ricerca dalle molte facce. Si inizia con i «Piumari» dei primi anni Ottanta, organze leggere imbottite di piume, attraversate da segni vorticanti realizzati mediante trapunte di ciniglia o nylon con intermezzi di perline o gocce d’oro, e si termina coi «Nuovi racconti», la serie di delicati disegni a pennarello e ricamo, su morbida organza, realizzati nel 2020.

In mezzo spicca il ciclo de «L’era successiva»: fotografie stampate su plexiglas, in bianco e nero, di donne, dipinte da Caravaggio, Ingres o Tiziano, su cui l’artista è intervenuta, mediante manipolazione digitale, sdoppiando gli occhi e facendoli brillare dall’interno. L’immagine finale appare divisa in due, nella parte superiore le modelle prescelte nei secoli dai maestri, nella metà inferiore il vuoto assoluto del bianco.

Filo rosso dell’intera produzione della Bettineschi è la chiarezza, la sintesi e l’elegante pregnanza delle composizioni, risultato di una lunga indagine sul significato della storia dell’arte, della storia delle donne (per lo più muta) e della storia del pensiero. Un rigore, il cui ricettario è stato descritto dalla Bettineschi così: «Posizionarsi ai confini, attivare uno sguardo allucinato, un’attenzione primitiva sulle cose, l’immagine arriva dalla periferia, si rivela per suo “Sfavillio”, è unica (...)».

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Guglielmo Gigliotti