Il mega-brand Kusama: chi firma sulla linea (a pois) di Louis Vuitton?

L’artista giapponese ha avviato una collaborazione con la casa di moda francese per 400 oggetti, ma non è chiaro quanto lei sia coinvolta

Illustrazione di Katherine Hardy
Georgina Adam |

Questa settimana sono partita da Sydney per Singapore, in viaggio per Art SG. L’aeroporto australiano è ora un vasto centro commerciale di articoli di lusso, da Balenciaga a Rolex: enormi templi del consumismo, tutti illuminati, luccicanti e sfarzosi. Ma l’esposizione più evidente (a mio avviso) è stata quella di Louis Vuitton (LV). Su tutte le sue vetrine era affissa l’ultima collaborazione tra il colosso del lusso e l’artista giapponese Yayoi Kusama.

Un manichino dall’aspetto triste, di colore giallo uovo, era in piedi su uno sfondo di macchie nere in mezzo a sfere argentate che riflettevano brillantemente, vestito con dei pantaloni neri, una t-shirt bianca e l’immancabile borsetta al collo. La collaborazione è stata diffusa nei negozi LV di tutto il mondo con espositori simili, anche se in colori diversi, e offre 400 oggetti, dalle scarpe da ginnastica (groan) agli occhiali da sole. Sia il materiale che gli espositori sono orrendi: una vertiginosa bomba di pois, pois e ancora pois in rosso, bianco e argento su ogni supporto immaginabile.

Ad Art SG, Neugerriemschneider esponeva un enorme ritratto di Yayoi Kusama (2022) dell’artista tedesco Thomas Bayrle, con un prezzo compreso tra i 100mila e i 300mila euro, al momento di andare in stampa era ancora in trattativa. C’erano un paio di dipinti di Infinity Net disponibili sul mercato secondario: uno piccolo e rosso da Sundaram Tagore, al prezzo di 840mila dollari, e due più grandi da David Zwirner. Ho anche notato un’elegante frequentatrice della fiera che sfoggiava quella che sembrava proprio una delle sue (o meglio di LV) borse rosse e bianche.

Fuori dalla fiera, i manifesti di Kusama/LV erano ovunque, con la sua zucca che illustrava la collaborazione. Per non essere da meno, anche Opera Gallery ha tappezzato la città-stato di pubblicità della Kusama per la sua mostra di opere del mercato secondario, in collaborazione con la scultrice franco-americana Niki de Saint Phalle.

Quanto è coinvolta attivamente la Kusama in queste opere? Non sembra che lei stessa abbia fatto alcun commento sulla collaborazione. Non c’è dubbio che l’accoppiata LV-Kusama abbia contribuito in modo massiccio alla sua fama mondiale, e mentre i suoi primi lavori erano estremamente impressionanti e innovativi, le ultime opere sono solo una stanca ripetizione di tutto ciò che è stato fatto in precedenza.

«Tutti stanno solo aspettando che muoia», ha detto cinicamente un gallerista ad Art SG. Il cinismo dovrebbe essere riferito al modo in cui Kusama è stata trasformata in un marchio globale di beni di lusso. Altri artisti hanno sfruttato la loro creatività per produrre oggetti di mercato (mi viene in mente Damien Hirst, tra gli altri), ma in quei casi lo sfruttamento del mercato è parte integrante della loro pratica. Nel caso di Kusama, mi chiedo chi esattamente stia firmando sulla linea (a pois) e quanto sia consapevole di tutto ciò che viene venduto oggi a suo nome

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