Razziate dal nazismo o vendute?

Di nuovo nelle aule giudiziarie la collezione di Fritz Grünbaum, che nel 1938 comprendeva centinaia di opere tra cui 80 di Egon Schiele. Accertato che la cognata Mathilde Lukacs vendette a Klipstein & Kornfeld 110 opere, dove sono le altre 300?

«Stadt am blauen Fluss (Krumau)» (1910), di Egon Schiele
Flavia Foradini |

Nel lungo elenco di collezionisti che furono spoliati e sovente assassinati dalla furia nazista, il nome di Fritz Grünbaum ricorre ormai da decenni in cause legali sia al di qua che al di là dell’oceano ed è un esempio paradigmatico dello stato delle cose in tema di restituzione di opere d’arte, in particolare dell’ancora acceso dibattito su che cosa si debba o possa considerare arte razziata.

Cabarettista, attore e sceneggiatore di fama nato a Brno nel 1880, una lunga carriera sia a Vienna, dove si trasferì non ancora ventenne, sia a Berlino, Grünbaum era appassionato d’arte e nel tempo creò una propria collezione di varie centinaia di opere. Fra queste, un’ottantina di lavori di Egon Schiele. A fine maggio 1938 venne deportato a Dachau e poco dopo firmò una procura, nominando come sua rappresentante legale la moglie Elisabeth che già nel settembre dello stesso anno, attraverso una ditta di spedizioni dove aveva depositato i suoi beni, chiese autorizzazione fra l’altro all’esportazione di «dipinti e tappeti», ma senza indicare una destinazione.

Il permesso venne accordato, ma manca un’evidenza ufficiale che gli oggetti passarono il confine e l’anno dopo la collezione figurava ancora nel patrimonio dei Grünbaum. Deportata ella stessa nel 1942, la moglie morì presumibilmente già poco dopo l’arrivo al Lager di Maly Trostinec. L’anno prima, in una dichiarazione patrimoniale in seguito alla morte del marito, Elisabeth aveva attestato che il coniuge non aveva lasciato nulla in eredità: un ulteriore punto oscuro.

Come ci riferì in un’intervista Robert Holzbauer, storico che si occupò di ricerche sulla provenienza della collezione di Rudolf Leopold (e quindi del Leopold Museum di Vienna), dalle indagini sul campo poté essere appurato che le spese di deposito presso la ditta di spedizioni erano state regolarmente pagate e quindi era inverosimile che, come in altri casi, i materiali inmagazzinati fossero stati incamerati dagli spedizionieri a saldo di somme dovute.

Certo è che dall’inizio degli anni ’50 la galleria Klipstein & Kornfeld di Berna iniziò ad acquisire una cospicua serie di opere d’arte da una stessa venditrice. Il suo nome era Mathilde Lukacs ed era sorella di Elisabeth Grünbaum. Con una quarantina di quelle opere, a firma di Egon Schiele, la galleria realizzò una mostra nel 1956. Da quell’importante transazione austro-elvetica ebbero origine inoltre vendite in varie direzioni sul mercato internazionale.

Sulla base di ricerche a più riprese, compiute in varie sedi sia europee che statunitensi, fra cui la Commissione austriaca sulla Provenienza nel 2010 e nel 2015, sarebbe questa la ricostruzione dei fatti circa la collezione Grünbaum, che tuttavia da decenni è oggetto di cause di restituzione, con esiti anche diametralmente opposti. L’ultimo procedimento avviato dagli eredi di Grünbaum, Timothy Reif e David Fraenkel, è pienamente nel solco di questa partita senza fine e chiede la restituzione di due opere di Schiele al MoMA di New York («Prostituta», 1912) e al Santa Barbara Museum of Modern Art («Ritratto della moglie dell’artista», 1915), e ulteriori dieci opere ancora di Schiele all’Albertina e al Museo Leopold, entrambi a Vienna, fra cui «Città morta III» (1911), che già fu oggetto di un sequestro ordinato il 7 gennaio 1998 dal procuratore Robert Morgenthau a New York al termine di una mostra di Schiele al MoMA, dietro denuncia delle eredi di Grünbaum Cathleeen e Rita Reif. Nel maggio dello stesso anno il quadro venne restituito a Rudolf Leopold, in mancanza di prove certe che fosse frutto di spoliazione.

A fronte delle evidenze finora accertate, la risposta al perché della lunga serie di richieste di restituzione va ricercata nei persistenti punti oscuri della storia della provenienza della collezione ma anche nelle pieghe delle vicende familiari: una combinazione di fattori che ha prodotto eventi più che clamorosi attorno alla collezione Grünbaum, e che investe anche i meccanismi del mercato dell’arte e il colossale business che si è generato attorno alle restituzioni di opere razziate o scomparse durante il nazismo.

Nel caso specifico le cause in corso fanno riferimento a una sentenza della Corte d’appello di New York del maggio 2022 che, con la motivazione della nullità della procura di Fritz alla moglie nel 1938, ha ordinato al mercante d’arte Richard Nagy di restituire agli eredi di Grünbaum due acquerelli («Donna con grembiule nero», 1911, e «Donna che nasconde il volto», 1912), poi venduti entrambi all’asta newyorkese di Christie’s il 17 novembre 2022, rispettivamente per 504mila e 2,58 milioni di dollari.

Per entrambe le opere la provenienza indicata dalla casa d’aste indicava «Franz Friedrich “Fritz” Grünbaum, Vienna (1938)» e subito dopo la galleria «Klipstein, Berna (1956)», con una lacuna di 18 anni già riscontrato nel 2014, quando in due aste di Sotheby’s e Christie’s nello stesso periodo di ottobre, per la vendita di due altre opere di Schiele la prima casa indicava nella provenienza anche Mathilde Lukacs (per l’opera «Donna seduta con la gamba sinistra piegata», 1917, venduta per 1,325 milioni di dollari), mentre Christie’s non la nominava (per l’opera «Città sul fiume azzurro», 1910, venduta per 2,965 milioni di dollari).

Una domanda pressante che ancora non ha avuto risposta, ma potrebbe determinare se la collezione di Grünbaum fu davvero oggetto di spoliazione è: accertato che Mathilde Lukacs vendette a Klipstein & Kornfeld 110 opere dalla collezione, dove sono le altre 300? Vennero lasciate in dono a chi si prese la responsabilità di nasconderle fino al dopoguerra? Sono ancora nascoste in attesa di oblio? Vennero vendute in transazioni private? O dovettero essere cedute durante il nazismo a qualcuno in cambio della possibilità di conservare quelle 110?

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