L’Alcesti femminista di Beatrice Gibson

Da Ordet la filmmaker presenta una «figura misteriosa e lynchiana» in una contemporaneità in cui «le calotte glaciali si sciolgono, 43 guerre infuriano in tutto il mondo e un’altra città brucia in Tv»

Una veduta dell’installazione «Dreaming Alcestis» di Beatrice Gibson al British Art Show. Foto: Dom Moore
Bianca Bozzeda |  | Milano

Lo spazio Ordet inaugura l’anno nuovo con una personale della filmmaker franco-inglese Beatrice Gibson, già vincitrice del premio per il miglior cortometraggio al Rotterdam International Film Festival (2009 e 2013) e del Baloise Art Prize (2015) nonché regista di «Two Sisters Who Are Not Sisters», che nel 2019 venne selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes.

Dal 12 gennaio al 15 febbraio, l’esposizione «Dream Gossip» presenta per la prima volta in Italia «Dreaming Alcestis», uno dei progetti vincitori dell’Italian Council 2021, il programma del MiC dedicato alla promozione dell’arte contemporanea. Commissionato dal Museo Civico di Castelbuono (Pa) con il Southbank Centre di Londra, «Dreaming Alcestis» dà nuova vita alla tragedia euripidea rileggendola in chiave femminista e autobiografica.

Nel film di Beatrice Gibson Alcesti, che nel mito greco si sacrifica per salvare il consorte Admeto, prende le forme di quella che la regista definisce una «figura misteriosa e lynchiana», meta e miraggio di un periplo che si svolge in un’epoca contemporanea in cui «le calotte glaciali si sciolgono, 43 guerre infuriano in tutto il mondo e un’altra città brucia in Tv».

Scritto in collaborazione con la saggista Maria Nadotti e con il regista Nick Gordon, «Dreaming Alcestis» rispecchia l’approccio sperimentale di Gibson, i cui film sono stati esposti anche alla Serpentine Gallery, al KW di Berlino, al Centre Pompidou, alla Tate Modern e all’Art Institute di Chicago. Dopo la prima italiana a Milano, a febbraio «Dreaming Alcestis» verrà presentato al Macro di Roma per poi arrivare, ad aprile, al Museo di Castelbuono, dove entrerà nella collezione permanente.

Sulle Madonie, l’opera sarà accompagnata da un programma pubblico a cura di Maria Rosa Sossai e Beatrice Gibson che coinvolgerà l’Università di Palermo e il collettivo con base palermitana Nuova Orfeo, cofondato dalla regista e impegnato in una programmazione non profit tra cinema, musica e performance.

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