Fotografe ad alto impatto sociale

Il lavoro di artiste come Vitale e Sinclair dimostra che è possibile usare la fotografia non solo per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche come trampolino per diventare degli attori di cambiamento sociale

Uno degli scatti di Ami Vitale © Ami Vitale. Per gentile concessione di Vital Impacts
Anna Aglietta |

«In quanto fotografi abbiamo un’opportunità enorme di promuovere e influenzare il cambiamento, ma premere il pulsante di scatto è solo l’inizio», afferma Ami Vitale, la fondatrice dell’organizzazione non profit Vital Impacts. Vitale è una delle fotografe contemporanee che, dopo essersi dedicate per anni a condividere immagini e storie legate a temi sociali e ambientali, hanno deciso di fare un passo in più, diventando loro stessi vettori di cambiamento.

Già un secolo fa, Henri-Cartier Bresson ribadiva l’importanza, per un fotografo, di riconoscere le responsabilità derivanti dal ruolo di «storyteller» e di rimanere coscienti del divario tra la persona dietro alla macchina fotografica e i soggetti immortalati. Andando oltre, innumerevoli fotografi, sin dagli albori della professione, si sono dedicati a documentare soggetti e temi marginalizzati. Basti pensare, a titolo di esempio, a Jacob Riis, che alla fine del XIX secolo ha documentato le condizioni dei newyorchesi più poveri; o a Lewis W. Hine, che nei primi anni del XX secolo ha diretto l’obiettivo verso giovani bambini americani costretti a lavorare; e, più tardi, Walker Evans e Dorothea Lang, due dei fotografi ingaggiati dal governo americano per condividere l’impatto della Grande Depressione sulle fasce della popolazione più vulnerabili.

Più recentemente, diversi fotografi e fotogiornalisti hanno deciso che documentare problemi sociali o ambientali non basta. Ami Vitale, fotografa e produttrice per National Geographic, è un esempio emblematico. Da anni si dedica a condividere il lavoro di progetti locali nei paesi più impattati dal cambiamento climatico e le estinzioni di massa, mostrando come «la coesione e il sentimento di comunità siano la migliore protezione contro le forze che minacciano sia il loro stile di vita che flora e fauna». Nel 2021, motivata dal bisogno di far fronte alle problematiche ambientali più critiche, ha creato Vital Impacts, un’organizzazione non profit con una triplice missione: «sostenere delle azioni nel mondo di tutela dell’ambiente e del pianeta, aiutare i fotografi il cui lavoro conta in questo senso e rendere il mondo più equo per coloro che intraprendono una carriera in fotografia e vogliono rendere la loro visione pubblica».

L’iniziativa riunisce 100 fotografi di fama internazionale che sono rinomati per la loro dedizione all’ambiente, e le cui opere sono in vendita sulla piattaforma di Vital Impacts. Secondo Vitale, però, «è molto più di una vendita. È una mostra, un luogo dove andare in cerca di ispirazione e coinvolgimento, e per avere un impatto». In effetti, soltanto 40% dei profitti viene pagato agli artisti: il resto viene donato all’organismo Jane Goodall Institute Roots and Shoots, che sostiene delle comunità che si distinguono per il loro impegno ambientale, o è utilizzato per finanziare i «Vital Impacts Environmental Grants and Mentorships», un programma di assistenza finanziaria e mentorship per giovani fotografi all’inizio della loro carriera. Quest’ultimo aspetto è essenziale per Vitale, il cui obiettivo è creare delle opportunità per una nuova generazione di giornalisti eterogenea così come le comunità che rappresenta, che ispiri a prenderci cura l’uno dell’altro e del pianeta.

Una motivazione simile è quella di Stephanie Sinclair, fondatrice di Too Young To Wed, la cui missione è di «migliorare la vita di giovani donne e porre fine ai matrimoni infantili attraverso il mondo». Un elemento essenziale per raggiungere quest’obiettivo è l’educazione di giovani donne a rischio di matrimonio infantile o che, grazie agli sforzi dell’organizzazione, sono riuscite ad emanciparsi: grazie ai workshop offerti dall’organizzazione da Sinclair e dai suoi collaboratori, imparano a usare una macchina fotografica, a esprimersi e a raccontare la loro storia e quella di altre donne della loro comunità. In parallelo, la nonprofit porta avanti un lavoro di attivismo e sensibilizzazione presso il pubblico locale e internazionale. Too Young To Wed è una continuazione naturale del lavoro di Sinclair: la fotografa e attivista americana si è distinta per le sue serie che documentano «la brutalità quotidiana a cui fanno fronte le giovani donne nel mondo».

Il lavoro di artiste come Vitale e Sinclair dimostra che è possibile usare la fotografia non solo per creare delle narrazioni visive per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche come trampolino per diventare degli attori di cambiamento sociale. Come afferma Vitale, «tutti noi possiamo passare all’azione per contribuire a plasmare il mondo in cui vogliamo vivere».

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