Roma, l’intelligenza artificiale scrive poesie d’amore nella Crypta Balbi

Archeologia, ma anche arte contemporanea e mostre nel sito, parte del Museo Nazionale Romano, che da gennaio sarà oggetto di nuovi scavi e restauri

Una veduta degli scavi della Crypta Balbi
Tina Lepri |  | Roma

Ai romani non è molto familiare la Crypta Balbi, parte del Museo Nazionale Romano. Si entra in un piccolo portone del centro storico e si  è subito catapultati in un viaggio labirintico nei meandri dell’archeologia urbana. Decine di cisterne sotterranee, affreschi di 2.300 anni fa, basolati intatti: un quartiere di un ettaro che si estende tra resti monumentali e scorci di installazioni moderne.

La Crypta Balbi, scoperta nel 1981, poi trasformata in museo, dove stanno iniziando i lavori di restauro, è in realtà «tutta da riscoprire perché quello che si vede è solo un decimo dell’archeologia urbana riemersa, dall’età di Augusto al ventesimo secolo», dice il direttore Stéphane Verger. I lavori, un viaggio a ritroso nel tempo, stanno anche coinvolgendo i sotterranei di un altro palazzo monumentale, ancora segreto: «Né vicino né lontano, dicono i tecnici, ma nelle sue viscere c’è l’altra Roma che si congiunge a questa».

Appaiono i resti del convento edificato da Sant’Ignazio di Loyola per ospitare nel Convento di Santa Caterina dei Funari le «ragazze pericolanti», figlie delle prostitute della città. Nel 1940 il convento fu abbattuto e i lavori che ne seguirono portarono alla riscoperta della Crypta Balbi. 

In attesa dell'inizio dei lavori,  fino all’8 gennaio è ancora possibile visitare, nei meandri sotterranei, là dove un tempo esisteva una «fullonica» romana, una bottega per tingere la lana, poi trasformata nel 1500 in un centro artigianale nel quale le ragazze abbandonate della Confraternita delle vergini miserabili di santa Caterina creavano tessuti e arazzi, la mostra «Eternal struggle of my desire», in cui sono presentati nuovi arazzi fatti con prodotti naturali, adatti alla particolare morfologia architettonica degli spazi. Le scritte di ogni arazzo, vere poesie, si ricollegano al concetto di «amore negato» a quelle giovani donne costrette alla segregazione e al lavoro. Ad aprire il percorso espositivo è un arazzo di grandi dimensioni sulla cui superfivicie superficie tattile  è tessuto un testo generato da I.L.Y., Intelligenza Artificiale istruita a produrre poesie d’amore da Numero Cromatico, collettivo artistico attivo da oltre un decennio.

Questa sarà però l’ultima mostra prima della chiusura al pubblico della Crypta. A gennaio inizieranno nuovo scavi e restauri che in un progetto quinquennale trasformeranno il Museo in uno dei più grandi centri culturali nel cuore della capitale con una vasta foresteria per studiosi e artisti, laboratori di ricerca e ampi spazi per mostre temporanee.

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