Perché Margherita piace tanto agli italiani

Nonostante gli storici abbiano da tempo fatto luce, almeno in parte, sulle forme della costruzione del suo mito, quest’ultimo pare resistere alle critiche, inossidabile

«Ritratto di Margherita di Savoia» (1884) di Michele Gordigiani (particolare)
Andrea Merlotti |

L’interesse per la regina Margherita costituisce un interessante fenomeno, di costume e non solo. Nonostante gli storici abbiano da tempo fatto luce, almeno in parte, sulle forme della costruzione del suo mito, quest’ultimo pare resistere alle critiche, inossidabile. L’ultimo ventennio, in effetti, ha visto un proliferare di libri e di mostre a lei dedicate, che non ha confronti con quanto è successo con altri personaggi della dinastia sabauda.

Non mi riferisco solo ai sovrani, ma anche a esponenti meno rilevanti politicamente, ma per certi aspetti altrettanto, se non più, interessanti. Penso, per esempio, al duca degli Abruzzi. Per quanto riguarda le mostre sulla prima regina d’Italia, non posso non ricordare quella che nel 2004 curò a Napoli Annalisa Porzio: «L’inventario della regina Margherita di Savoia: dipinti tra Ottocento e Novecento a Palazzo Reale di Napoli».

L’annus mirabilis delle esposizioni su Margherita fu, però, il 2011, ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ancora una volta Napoli ebbe un ruolo centrale. Fu, infatti, nel Palazzo Reale partenopeo che nella primavera di quell’anno si tenne la mostra «Regina Margherita. Il mito della modernità nella Napoli postunitaria», curata da Elena Fontanella. Tale esposizione fu poi portata anche alla Villa Reale di Monza (settembre 2011-gennaio 2012), unendo così due fra i luoghi che più avevano visto l’attività della sovrana.

Anche Roma fece la sua parte. Tra febbraio e marzo 2012, infatti, nel Palazzo del Quirinale si tenne la mostra «Margherita di Savoia e la Biblioteca del Quirinale», curata da Lucrezia Ruggi d’Aragona e concepita come parte dell’esposizione «Il Quirinale. Dall’Unità d’Italia ai giorni nostri», allestita anch’essa in occasione del 150mo. Mostre più piccole, ma non meno interessanti, furono organizzate in antiche villeggiature della regina: «Margherita, regina d’arte e cultura» alla Villa Margherita di Bordighera (giugno-settembre) e «Margherita di Savoia. Una Regina per l’Italia Unita» al Castello Ducale d’Agliè (luglio-ottobre).

Dopo un decennio di decantazione, segnato dalla comparsa di svariate biografie, la regina torna protagonista. Mentre, infatti, a Palazzo Madama di Torino una nuova grande esposizione «Margherita di Savoia regina d’Italia», coordinata da Paola Ruffino, torna ad affrontare la figura della regina, fra Napoli e Trani si è ripreso il discorso iniziato a tessere con la mostra del 2004. Grazie al progetto «100 opere tornano a casa», con cui negli ultimi anni la Direzione generale Musei del MiC ha permesso la valorizzazione dei depositi dei musei italiani, la collezione napoletana della regina è stata trasferita dal Palazzo Reale di Napoli al Castello Svevo di Trani. Un’operazione che consente la fruizione di una parte importante del patrimonio e che costituisce un bell’esempio di collaborazione fra enti culturali.

A quasi un secolo dalla sua scomparsa, la regina Margherita pare quindi mantenere intatto il suo fascino. Nel 2026, fra quattro anni, ricorreranno cento anni dalla sua morte e ottanta dalla fine della monarchia. Un anniversario che le ex regge italiane non dovrebbero lasciarsi sfuggire per riflettere adeguatamente su una pagina così importante della loro storia.

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