Nelle stanze del Cardinale Corsini

Una mostra nel luogo già sede della sua collezione ricostruisce la figura del potente nipote di Clemente XII, Neri Maria

«Ritratto di Clemente XII Corsini e del cardinal Neri Maria Corsini» (1738 ca.), di Pietro Paolo Cristofari. Roma, Galleria Corsini
Arianna Antoniutti |  | Roma

Nel 1733 papa Clemente XII Corsini acquisisce la più importante raccolta privata di antichità presente a Roma: 418 sculture di proprietà del cardinale Alessandro Albani. È un momento fondante per la storia dell’arte e della museologia perché, l’anno seguente, il papa istituirà a Palazzo Nuovo, sul Campidoglio, l’apertura al pubblico del Museo Capitolino, in cui le opere della raccolta Albani troveranno collocazione.

Accorto consigliere di entrambe le operazioni culturali, fu il nipote di Clemente XII, il cardinale Neri Maria Corsini (1685-1770), colto collezionista, ben consapevole del valore politico e diplomatico delle arti. Dal 15 dicembre all’11 aprile, la mostra «Le stanze del Cardinale. Neri Maria Corsini protagonista della Roma del Settecento», ricostruisce la figura del porporato, proprio nel luogo che egli elesse come sede della propria collezione: la Galleria Corsini alla Lungara.

Il Palazzo, già Riario, acquistato nel 1736, fu radicalmente rinnovato da Ferdinando Fuga, e al suo interno Neri Maria allestì una straordinaria raccolta di dipinti e sculture, accanto agli oltre 30mila volumi della biblioteca di famiglia. Come sottolinea Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini-Corsini: «Raccontare la storia di Neri Maria Corsini e della sua Galleria è raccontare la storia dell’arte di quell’epoca, facendo rivivere i fasti di una collezione, ammirata e ricercata, che dal Settecento in poi è rimasta pressoché invariata. La Galleria Corsini è infatti una rarità assoluta a Roma e in Italia, fiore all’occhiello delle Gallerie Nazionali di Arte Antica».

Nella mostra, curata da Alessandro Cosma, oltre cinquanta opere: quadri e sculture, lettere, documenti d’archivio, volumi, che tornano nel loro luogo di appartenenza e, per molti di essi, di diretta committenza. Tra i dipinti che, nel corso dei secoli hanno lasciato il palazzo, e ora vi fanno ritorno, si segnalano il «Ritratto del cardinale Neri Maria», eseguito a Parigi da Hyacinthe Rigaud, in prestito dalla Galleria Corsini di Firenze, le grandi tele di Paolo Anesi, da una collezione privata inglese, «Veduta del porto con Villa Corsini e Villa Albani», e «Veduta di Villa Costaguti e Villa Pamphilj tra Anzio e Nettuno».

Inoltre, per ricostruire ancor più fedelmente le stanze del cardinale, così come le leggiamo descritte nell’inventario redatto all’indomani della sua morte nel 1771, arrivano, eccezionalmente in prestito da sedi diplomatiche o istituzionali, opere da decenni non visibili al pubblico, come il «Tributo della moneta» di Luca Giordano, il «Ritratto di Giovanni I Corner» di Domenico Tintoretto, la «Madonna che legge» di Carlo Maratti e due grandi «Vedute di Roma» di Giovanni Paolo Pannini.

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