È oscura la notte alla Fondazione Memmo

Pauline Curnier Jardin, Victor Man e Miltos Manetas nell’ottavo capitolo del ciclo «Conversation Piece»

«Illuminated week» (2020), di Victor Man (particolare)
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

«Notte oscura» è il titolo, ispirato a una poesia di san Giovanni della Croce («Notte oscura dell’anima»), di una mostra sull’arte del buio, secondo le modalità espresse da tre artisti: la francese Pauline Curnier Jardin, il rumeno Victor Man e il greco Miltos Manetas. La mostra, aperta nella Fondazione Memmo dal 12 dicembre al 26 marzo, è l’ottavo capitolo del ciclo «Conversation Piece», curato da Marcello Smarrelli, assistito da Saverio Verini.

I tre artisti sono stranieri con forti legami con la città eterna. Manetas e Man ci vivono da molti anni, la Curnier Jardin vi ha trascorso il 2020 in qualità di borsista all’Accademia di Francia a Villa Medici. Tonalità fosche, o tutt’al più lunari, presentano ad esempio i sei bassorilievi in ceramica smaltata dell’artista francese, ispirati al cinema «Luna Lichtspiegel», fondato nel 1914 a Berlino e gestito da sole donne. Dal fondo cupo emergono figure femminili con maschere che fanno riferimento alle fasi lunari.

I dipinti in mostra di Victor Man sono «oscuri» nel senso della temperatura cromatica, ma anche del significato: la figurazione sospesa e allusiva, avente a soggetto primario la figura umana, traccia su tela veri enigmi visivi, con indizi tratti dalla storia dell’arte, dalla letteratura e dal mondo del sogno.

Miltos Manetas propone un intervento in situ in cui figurazioni dipinte e digitali si sovrappongono. Alla Fondazione Memmo presenta infatti l’ultimo capitolo dei suoi «Floating studios», costituiti da sequenze murali di immagini dipinte e proiettate, destinate a costruire ambienti virtuali e «studi fluttuanti». Il contraltare implicito alla dominante «oscura» e «notturna» dei lavori in mostra è lo stesso evocato dai versi di san Giovanni della Croce: la luce segreta delle cose, che per il mistico spagnolo non si poteva scindere dall’apparente notte che le avvolge.

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