Gli obiettivi di Sabrina Rocca nel Palazzo di vetro

La mostra dell’artista torinese al Palazzo del Segretariato delle Nazioni Unite condensa questioni essenziali per il raggiungimento di un futuro migliore in quadri dall’estetica neopop

«Handle with care» (2021), di Sabrina Rocca (particolare)
Redazione |  | New York

Centrali nell’Agenda 2030, progetto condiviso per la pace e la prosperità del pianeta adottato da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, sono i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, i cosiddetti SDGs: porre fine alla povertà e ad altre privazioni, migliorare la salute e l’istruzione, ridurre le disuguaglianze, stimolare la crescita economica e affrontare i cambiamenti climatico-ambientali a livello globale sono solo alcune delle mete che essi si prefiggono entro il 2030.

Per trasformare questi ambiziosi propositi in realtà l’impegno dei Governi nazionali è centrale quanto quello dei singoli cittadini. In quest’ottica deve essersi sentita chiamata in causa la torinese Sabrina Rocca, classe 1973, che ha realizzato un intero ciclo di lavori ispirati ai famosi obiettivi convogliato nella mostra «Go Goals Together», curata da Monica Trigona, presso il quartier generale del Segretariato dell’Onu a New York.

D’altronde Rocca ritiene che un artista per essere veramente contemporaneo «deve necessariamente scollegarsi da una logica economica basata sul massimo profitto per una basata sul bene collettivo, facendosi strumento di un cambio di visone e paradigma per superare i limiti della società attuale».

Dal 5 al 16 dicembre, l’iconico «Palazzo di vetro» ospita 17 quadri di grande e media dimensione in cui vari soggetti si relazionano con problematiche dall’innegabile urgenza. Attraverso azioni minime e atteggiamenti inequivocabili, i protagonisti delle composizioni, per la maggior parte bambini, inneggiano al raggiungimento della parità di genere e della giustizia sociale come alla salvaguardia del pianeta e ad altri diritti fondamentali con sguardo incantato e disarmante.

Le tele esposte rivelano l’attitudine a traslare con bella pittura, debitrice della lezione iperrealista e neopop, un repertorio iconografico che proviene dal contesto urbano quanto da una visione personale di una contemporaneità globalizzata e multietnica.

Da un punto di vista stilistico, «le opere di Sabrina Rocca, scrive la curatrice, mancano di sfondi prospettici, sostituiti da screensaver pittorici, e ciò le rende simili a dei manifesti. Sembra che una mano attenta emuli la struttura e la disposizione interna degli elementi della réclame per realizzare composizioni vivaci e dettagliate. Il dubbio di trovarsi dinanzi a una tela o a un fotomontaggio è avvalorato dalla maestria nella resa di lineamenti e fattezze e dalla sensazione che l’artista abbia “colto l’attimo”, come da effetto fotografico».

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