Come conciliare le ragioni dell’energia con quelle del paesaggio?

Il neo sottosegretario Vittorio Sgarbi ha promosso la tavola rotonda «Energia e bellezza» con oltre 30 rappresentanti istituzionali ed esperti in materia, da Stefano Buono (nucleare «pulito») al direttore di Pompei Gabriel Zuchtriegel. E propone un tavolo permanente con i ministeri della Cultura, dell’Ambiente e delle Politiche Agricole

Vittorio Sgarbi
Arianna Antoniutti |

Si conferma al centro della discussione il confronto tra necessità dell’energia, in particolare «verde» e quelle della tutela del paesaggio e della «bellezza». Mercoledì è stata la volta del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che ha promosso la tavola rotonda «Energia e bellezza» presso l’Emeroteca del Ministero della Cultura, al Collegio Romano. Proprio intorno al tema della tutela del paesaggio in rapporto alle energie da fonti rinnovabili, si sono confrontati oltre 30 rappresentanti istituzionali ed esperti in materia.

Sgarbi, da sempre scettico sull’efficacia, ad esempio, dell’eolico (definito «solo un business per chi costruisce pale»), proprio all’indomani della sua nomina, aveva annunciato l’apertura di un dossier conoscitivo sui progetti relativi alla realizzazione di parchi eolici cosiddetti «off shore» nelle acque antistanti Tarquinia, Montalto e Civitavecchia. Ma, come alcuni dei partecipanti alla tavola rotonda non hanno mancato di rilevare, la crisi energetica impone di trovare un equilibrio nella dicotomia salvaguardia del paesaggio-energie rinnovabili.

La tavola rotonda si è aperta nel segno di Pier Paolo Pasolini, del quale è stato proiettato un breve estratto da «Orte. La forma della città», cortometraggio del 1973. «Penso che questa stradina umile, dice Pasolini, mentre percorre una via di Orte, sia da difendere con lo stesso accanimento con cui si difende l’opera di un grande autore. Nessuno si rende conto che va tutelato questo passato anonimo, senza nome, popolare».

Nell’anno in cui celebriamo Pasolini per il centenario della sua nascita, ha detto Sgarbi, lo offendiamo nel più turpe dei modi, con sei parchi eolici in Puglia. Come conciliare le ragioni dell’energia con quelle del paesaggio? Sarebbe necessario destinare, per la produzione di energie rinnovabili, aree già interessate da simili interventi, o aree degradate, non toccando zone sottoposte a vincoli paesaggistici, o comunque sensibili. In Italia ci sono 25 milioni di edifici innalzati, 14 milioni dei quali realizzati dagli anni Sessanta ad oggi: 14 milioni di «orrori di cemento» sui quali potrebbero essere installati impianti fotovoltaici. «Sono proprio le aree minori che vanno maggiormente tutelate, quelle remote, preziose proprio perché intoccate», ha concluso il sottosegretario.

Lo scienziato Stefano Buono, che dal 1990 lavora a progetti di energia nucleare pulita e sostenibile (oggi è alla guida di Newcleo, a Torino), ha illustrato i vantaggi che il nucleare offrirebbe rispetto alle rinnovabili. Ad esempio, in termini di minore impatto ambientale, poiché l’energia nucleare è un milione di volte più concentrata. È necessaria una programmazione energetica a lungo termine, ha aggiunto lo scienziato, e il nucleare di nuova generazione guarda in questa direzione.

Ilaria Borletti Buitoni, ex sottosegretario alla Cultura, ha sottolineato come sia necessario agire ex ante e non ex post: «È urgente stilare un elenco dei luoghi in cui si può intervenire con impianti di energie rinnovabili e, parallelamente, creare un elenco di siti intoccabili. Intoccabili come lo sono alcune opere d’arte, che raccontano l’identità culturale di questo Paese».

L’urgenza di precisi vincoli, è stata ribadita da Margherita Eichberg (Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale). «La pianificazione è indifferibile, ha detto: Nella provincia di Viterbo, ad esempio, sono stati realizzati, e ancora si vanno realizzando, un numero elevatissimo di impianti fotovoltaici, per un totale di 7mila ettari. Il paesaggio si sta depauperando. La quantità di energia prodotta sarebbe persino in eccedenza rispetto al territorio, ed è energia difficile da stoccare. Dobbiamo difendere questo paesaggio che, come diceva Andrea Emiliani, è capillarmente intessuto di passato».

Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei, ha portato il concreto esempio di un intervento di energia rinnovabile pienamente rispettoso del contesto: i coppi fotovoltaici, identici dal punto di vista estetico a quelli originali, posti su alcune strutture del sito archeologico. «Al momento sono pochi, ma saranno sempre di più. È un passo nella giusta direzione, se applicato a larga scala. Altro punto che ci sta a cuore, come diceva lo stesso Pasolini, è che la tutela passi anche dall’utilizzo che si fa del paesaggio. Tra Pompei, Stabia e Oplontis, abbiamo oltre 100 ettari di aree verdi, un paesaggio vulnerabile che, se non utilizzato correttamente, è soggetto a speculazioni, abusi edilizi, scavi clandestini e degrado. Con il progetto “Azienda agricola Pompei”, lavoriamo al reinserimento di tecniche agricole delle aree abbandonate, che in questo modo proteggiamo e salvaguardiamo».

Il magistrato Catello Maresca ha evocato, «nella valutazione comparativa fra gli interessi in gioco, anche il costo criminale». «Le mafie, ha detto, si interessano alle fonti energetiche». Proprio su questo tema, il 4 novembre scorso, è intervenuta l’Anev (Associazione nazionale energia del vento) che, in una nota, ha duramente criticato le posizioni espresse dal sottosegretario Sgarbi. «Parlando di mafia e pale ferme,si legge nella nota, l’Anev ricorda al sottosegretario che le aziende del settore eolico sono tra le più attente a evitare ogni rischio di infiltrazione, avendo tra l’altro sottoscritto il Protocollo di legalità con Confindustria Energia e Ministero dell’Interno».

Un tavolo permanente, in cui agiscano in pieno accordo MiC, Ministero delle Politiche Agricole e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, è quanto suggerisce Sgarbi per lavorare su questi temi, ricomponendo la dualità bellezza/energia. Un invito a trovare un equilibrio è venuto da Andrea Nardella, sindaco di Firenze. «Ci troviamo in una condizione diversa rispetto a quella vissuta da Pasolini. La crisi energetica è sotto i nostri occhi, come pure lo sono gli esiti dei danni climatici. Non credo che il disastro del paesaggio italiano sia riconducibile alle pale eoliche, quanto piuttosto all’abusivismo. È stata la cementificazione degli anni Ottanta a devastare il paesaggio. Ci sia meno ipocrisia: il riscaldamento globale va verso l’innalzamento di due gradi di temperatura, un quarto del territorio italiano è a rischio desertificazione. Se non difendiamo l’ambiente, distruggeremo proprio quel paesaggio che vogliamo tutelare. Si deve lavorare a una sintesi, in attesa che il nucleare compia grandi passi in avanti, e per questo saranno necessari quindici anni. Ora si deve scommettere sul solare, l’eolico è più complesso. Giusto cercare aree meno sottoposte a vincoli, e lavorare su zone dove già, in precedenza, si è agito, superando il problema delle autorizzazioni da vincolo paesaggistico in tutte le aree industriali o degradate. Altrettanto corretto e doveroso è che il MiC indichi aree non toccabili. Facciamo uno sforzo, guidati dal buon senso».

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Arianna Antoniutti