Gli attimi congelati di performance di Emiliano Maggi

Nella dimora del collezionista antiquario e connoisseur Stefano Bardini sculture in ceramica, interventi sonori e pitture dell’artista romano

Una delle opere di Emiliano Maggi in mostra al Museo Stefano Bardini
Laura Lombardi |  | Firenze

«Songs and Spells», a cura di Caroline Corbetta e concepita per le sale del Museo Stefano Bardini dal 2 dicembre al 13 marzo, è la personale dedicata a Emiliano Maggi, che torna a Firenze dopo la performance sull’Arno nel corso della Florence Art Week, «Water Spell», cui aveva fatto seguito la realizzazione dei premi per Rinascimento+.

Pur creando in particolare con sculture in ceramica, Maggi si esprime anche con interventi sonori e pitture, scavando nella storia fiorentina, nei suoi miti e creando un’ibridazione temporale tematica e iconografica, tra umano e animale (come era stato ad esempio nel caso dei tritoni della fontana di Piazza della Signoria per «Water Spells»). La dimora del collezionista antiquario e connoisseur Stefano Bardini, di cui quest’anno si celebra il centenario dalla scomparsa, offre spunti davvero ricchi.

«Maggi si ispira quasi sempre al passato ma le sue suggestioni ci parlano anche molto di futuro, commenta Carolina Corbetta. Il Bardini è una sede ideale, perché il passato non appare catalogato in modo scientifico, le epoche si mescolano. Maggi stesso ha operato un remix tra suoi lavori, un po’ come faceva Bardini quando metteva insieme pezzi rinascimentali con altri ottocenteschi; in alcuni casi Maggi si è servito anche di supporti che fan parte dell’arredo del museo stesso».

Le opere dell’artista romano (classe 1977) si integrano dunque appieno nel contesto, dialogando con la sensibilità di Bardini. Troviamo soprattutto sculture in ceramica ma anche in ferro battuto o altri materiali, che vanno dal 2018 ad oggi, realizzate espressamente per la mostra; «sculture che sono in fondo sempre come attimi congelati di performance», conclude la curatrice.

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