Falso d’autore: l’autoritratto di Giorgione è di Canova

La scoperta si deve a Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella dell’omonima galleria romana. Che lamentano la scarsa considerazione delle istituzioni italiane per la ricerca delle gallerie antiquarie

Un particolare dell’«Autoritratto di Giorgione» eseguito nel 1792 da Antonio Canova
Elena Franzoia |  | Castelfranco Veneto (Tv)

Nell’ambito delle celebrazioni per il duecentenario della morte di Antonio Canova, il Museo Casa Giorgione inaugura il 2 dicembre la mostra «La beffa. Canova e Giorgione, storia di un autoritratto» (fino al 10 aprile 2023), a cura del direttore Matteo Melchiorre e con consulenza scientifica di Fernando Mazzocca, Moira Mascotto e Antonio Carradore.

Quattro sezioni indagano da un lato l’attività di Canova pittore, evidenziandone quell’eredità dalla sensibilità veneta cinquecentesca di cui appare intrisa anche la sua scultura, dall’altro il rilancio del mito di Giorgione tra Neoclassicismo e Romanticismo. Assoluto protagonista è il singolare falso «Autoritratto di Giorgione» eseguito nel 1792 da Antonio Canova su una tavola cinquecentesca allo scopo di prendersi gioco durante una cena, d’accordo con il suo mecenate principe Abbondio Rezzonico, dell’élite artistica internazionale residente a Roma, cui appartenevano tra gli altri Angelica Kauffmann e Gavin Hamilton.

L’opera è stata presentata alla 32ma Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze da Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella della galleria romana Antonacci Lapiccirella Fine Art. «Incuriositi dalla discrepanza tra superficie pittorica e supporto più antico, ricorda Antonacci, i proprietari ce l’avevano sottoposta conoscendo gli studi che abbiamo dedicato al Neoclassicismo e soprattutto a Vincenzo Camuccini e ai suoi contemporanei. Avevamo intuito che potesse trattarsi del famoso "autoritratto della beffa" di cui parlano ben quattro fonti canoviane, ma ne abbiamo avuto certezza solo con la riflettografia che ha evidenziato la Madonna col Bambino sottostante. L’accurato esame delle fonti ha permesso a Fernando Mazzocca, studioso di riferimento di Canova, di confermare la nostra scoperta e di ricostruire la vicenda pubblicata nel nostro catalogo».

Dalle collezioni di Rezzonico il dipinto passò a quelle del Cavalier De Rossi divenendo quindi proprietà della famiglia Pozzi. Se ne sono poi perse le tracce fino alla recente riscoperta. «Ci consideriamo soprattutto collezionisti e storici dell’arte, si appassiona Antonacci. Quando riusciamo a riscoprire e ad acquistare un’opera è un colpo al cuore che continua a entusiasmarci. Purtroppo però il complesso lavoro di recupero, studio e valorizzazione svolto dalle gallerie antiquarie non è riconosciuto dalle istituzioni italiane, che tendono a rimarcare i soli aspetti di mercificazione ed esportazione del patrimonio artistico dimenticando, oltre a non acquistare, quante opere grazie al nostro lavoro ritornino alla luce e sul territorio italiano. L’autoritratto di Giorgione è stato notificato solo dopo che lo Stato aveva espresso l’interesse di acquistarlo per assegnarlo a un importante museo, acquisto al momento non finalizzato. Il rapporto è completamente diverso ad esempio negli Stati Uniti, dove gli stessi direttori dei musei ci considerano risorse fondamentali per la ricerca delle opere».

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