Che cosa succede in Giappone?

Al Pac di Milano pittura e disegno, scultura e fotografia, video, ricami, installazioni site specific, videoinstallazioni di 17 artisti e performance live

«After the dream», di Chiharu Shiota. Foto: Sunhi Mang «Cut Piece» (1964-65), di Yoko Ono. © Yoko Ono. Cortesia Yoko Ono
Ada Masoero |  | Milano

Nella sua ricognizione sulle arti dei diversi continenti, il Pac-Padiglione d’Arte Contemporanea presenta fino al 12 febbraio l’arte giapponese dal 2000 a oggi. La mostra «Japan. Body_Perform_Live, Resistenza e resilienza nell’arte contemporanea giapponese», promossa da Milano-Cultura e prodotta con Silvana Editoriale, con il supporto di Tod’s, storico sponsor dell’attività del Padiglione, e di altri partner, è curata da Shihoko Iida e Diego Sileo.

Pittura e disegno, scultura e fotografia, video, ricami, installazioni site specific e videoinstallazioni di 17 artisti (nove donne, sette uomini, un collettivo), oltre alle performance live di Ami Yamasaki, il 21 dicembre, e di Fuyuki Yamakawa, nel prossimo gennaio, compongono un quadro articolato di ciò che accade nell’arte giapponese di oggi, radicandosi tuttavia (nel primo dei cinque «capitoli» del percorso) nelle premesse dell’avanguardia Gutai, del secondo dopoguerra, da Kazuo Shiraga che con impetuose evoluzioni dipingeva con i piedi, ad Atsuko Tanaka, che lavorava anche con suono, luce e fumo, a Yoko Ono, presente con il video di una performance.

Nel secondo capitolo, «Vita e morte, cicli e dinamiche dell’anima», entrano in scena Saburo Muraoka e Chiharu Shiota, lei allieva di Marina Abramovic, con le loro domande universali tradotte in opere di grande impatto. Al terzo capitolo, «Generare ecosistemi e relazioni» e alle opere di Kishio Suga e Yuko Mohri, fondate sulle relazioni con le forze naturali, si apre il luminoso parterre del PAC, in dialogo con l’esterno, mentre «La politica dell’identità e il corpo che resiste» documenta quegli artisti (Dumb Type, Lieko Shiga, Chikako Yamashiro) che indagano tensioni sociali e geopolitiche.

L’ultimo capitolo, «Corpi coreografati e rappresentati, politica e genere» presenta i lavori di Finger Pointing Worker, Makoto Aida, Meiro Koizumi, Yui Usui, Mari Katayama e infine, sulla balconata, si dipana il lungo lavoro su carta della citata performer Ami Yamasaki.

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