Tutte le possibili astrazioni, da Kandinskij a Mangold

Al Centro Candiani opere delle collezioni della Fondazione Musei Civici di Venezia scelte dalla curatrice Elisabetta Barisoni

«Zig zag bianchi», 1922, di Vasilij Kandinskij. Foto Baguzzi
Camilla Bertoni |  | Mestre (Ve)

Un percorso sull’astrazione, dalle origini alle sue molteplici declinazioni, costruito sulla base di «un progetto originale, spiega la curatrice Elisabetta Barisoni, attraverso opere delle collezioni della Fondazione Musei Civici di Venezia». È la mostra «Kandinskij e le avanguardie. Punto, linea e superficie», visitabile al Centro Candiani fino al 21 febbraio.

«Ho scavato nelle collezioni di Ca’ Pesaro, arricchite dall’importante donazione Prast del 2020, continua Barisoni. La mostra si apre con le opere del “Cavaliere azzurro” sviluppandosi lungo il ’900 con gli artisti che giungono all’astrazione dal Secondo futurismo e dal Surrealismo, come Miró, Tanguy o Roberto Matta. Tra le due guerre incontriamo Arp e gli artisti che in altri modi reinterpretano la lezione di Kandinskij».

Il percorso si amplia al secondo dopoguerra, dove le motivazioni dell’astrazione cambiano. «Si parte con il Fronte Nuovo e si arriva all’Informale, spiega ancora la curatrice, con opere che non esponevamo da tempo, come un “Plurimo” di Vedova con le sue ragioni di natura politica, passando per l’Informale più segnico, giungendo alle declinazioni più intimistiche come quelle di Deluigi e Tancredi».

Dallo Spazialismo veneziano, attraverso una sezione di scultura con Mirko, De Toffoli e Minguzzi, si arriva alle punte del contemporaneo, anche grazie alle opere della donazione Panza di Biumo, tra cui Nonas e Mangold, «per raccontare ancora nuove motivazioni alla base dell’arte minimal, con spunti che derivano anche dalla riflessione sui temi ambientali».

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