Arp e Magnelli, maestri da ripensare

Due mostre al Museo del Novecento di Firenze, curate da Emanuele Greco ed Eva Francioli

Una veduta della mostra di Alberto Magnelli. Foto: Leonardo Morfini
Laura Lombardi |  | Firenze

Dall’11 novembre al 15 febbraio al Museo Novecento è esposta «Larme de galaxie» di Jean Arp, permettendoci di apprezzare, grazie alle ricerche archivistiche dello studioso Emanuele Greco, qui curatore, un’opera del 1962 mai più esposta dopo la mostra del 1965 alla Galleria Schwarz di Milano e che testimonia invece un importante tassello della storia fiorentina, poiché si riferisce all’invito rivolto agli artisti da Carlo Ludovico Ragghianti, per risarcire la città ferita dopo l’alluvione del 1966, di donare opere che avrebbero costituito un Museo Internazionale di Arte Contemporanea (MIAC).

La scultura, che appartiene a una fase tarda dell’attività dell’artista alsaziano, in cui la tensione verso una plastica sempre più astratta, di matrice organica, racchiude la stessa forza germinante, spontanea e immediata della natura, è posta in dialogo con opere di due maestri influenzati da Arp: Leone Minassian con il dipinto «Forma in elevazione» del 1963 e Alberto Viani, suggerendo il collegamento ideale al grande marmo «Il pastore dell’essere» del 1963, attualmente nel cortile della Biblioteca delle Oblate di Firenze. Fu d’altronde Minassian, appoggiato da Viani, a convincere Marguerite Arp-Hagenbach, la moglie di Arp, da poco scomparso, a donare l’opera alla città per il costituendo Museo.

Nelle stesse date si svolge anche «Alberto Magnelli. Armocromie» a cura di Eva Francioli, un nuovo capitolo del ciclo pensato da Sergio Risaliti, fin dall’inizio della sua direzione del museo, per dedicare approfondimenti sui maestri della collezione permanente. Il Legato Alberto Magnelli si compone di quindici opere, tra dipinti, disegni e collage, realizzate tra il 1914 e il 1968 e donate dall’artista in punto di morte, nel 1973, alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

Il fil rouge tra i diversi momenti della sua attività è rappresentato e qui posto in rilievo dalla centralità del colore, espresso in raffinate declinazioni pur nella varietà di stili e tecniche sperimentate dall’artista. La compresenza di Arp e Magnelli al Museo rimanda inoltre alla frequentazione che i due intrattennero (anche con la prima moglie di Arp, Sophie) negli anni della Seconda guerra mondiale.

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