ARCHIVIO FUTURO | Il caso Fontana

Lungimirante fu Teresita, la vedova di Lucio Fontana che subito dopo la scomparsa dell’artista iniziò una prima ricognizione delle opere e un abbozzo di archiviazione

«Io Sono un Santo» (1958) di Lucio Fontana
Michela Moro |  | Milano

Lungimirante fu Teresita, la vedova di Lucio Fontana (1899-1968), che subito dopo la scomparsa dell’artista iniziò una prima ricognizione delle opere e un abbozzo di archiviazione; con il successivo affiancamento di Enrico Crispolti (1933-2018) è stata fatta una prima catalogazione delle opere in funzione del primo catalogo ragionato del 1974. La Fondazione Lucio Fontana è stata fondata nel ’82 ed è ora presieduta da Paolo Laurini.

La vicepresidente Silvia Ardemagni illustra il lungo percorso: «Questa parte di archivio è stata realizzata da Teresita con l’affiancamento di professionisti. Il catalogo uscito nel ’74 era in forma molto ridotta e conteneva le opere catalogate in quei cinque anni. Nel frattempo l’archivio, non ancora fondazione, ha lavorato molto bene per aiutare alla divulgazione di Fontana a livello europeo e mondiale, promuovendo mostre, facendo donazioni in Europa e un grosso lavoro di sponsorizzazione dell’opera dell’artista. La fondazione è stata creata nell’84 e venne riconosciuta dal presidente Pertini. Teresita, scomparsa nel ’95, ha lasciato la Fondazione erede universale dell’opera di Fontana, opere che erano già di proprietà dell’archivio, opere di sua proprietà, il copyright, l’archivio cartaceo e tutto quello che era stato raccolto e costruito in quegli anni. Nel 1986 è stato pubblicato con Electa il secondo catalogo ragionato ampliato e nel 2006 l’ultimo a cui seguirà poi un supplemento edito da Skira. Nel 2013 è stato pubblicato il catalogo ragionato delle opere su carta e nel settembre 2022 uscirà quello sulla scultura ceramica con Skira».

Una vostra peculiarità è che i proprietari delle opere vi comunicano in vari passaggi di proprietà. Perché?
La parte di autenticazione delle opere fa capo a una commissione artistica che si riunisce due volte l’anno per valutare tutte le opere non ancora recensite, ormai non moltissime, e i cambi di proprietà di tutte le opere archiviate in questi anni. È importante tenere traccia del cambio di proprietà, anche dal punto di vista geografico, sia per capire se esiste un collezionismo estero, anche in funzione delle mostre che facciamo o a cui partecipiamo, sia per sapere dove sono ubicate le opere in funzione dei prestiti. Naturalmente tutto è regolato in maniera ferrea dalla legge sulla privacy quindi non divulghiamo mai i nominativi dei collezionisti.

Quanto costano le autentiche?
Le opere nuove hanno un tariffario che è diverso per tipologia: dai 366 ai 1.500 euro Iva inclusa.

Quando c’è un cambio di proprietà, l’autentica esistente rimane valida?
L’autentica viene emessa una volta sola in duplice copia: una viene trattenuta dalla Fondazione, l’altra viene consegnata al collezionista e mai più rifatta.

È una parte consistente del vostro lavoro?
Sì, perché per prendere in considerazione un’opera nuova è necessario visionarla in originale e raccogliere vari documenti che non sempre il collezionista consegna; in ogni caso c’è una ricerca preliminare per poterla poi vedere con maggior cognizione. Il grosso lavoro della Fondazione è tuttavia altro, mirato alla promozione dell’artista, alle mostre, alle pubblicazioni, alla disponibilità nei confronti degli studiosi che fanno riferimento a noi per la consultazione di volumi, lettere e documentazione varia.

Avete digitalizzato l’archivio?
Abbiamo principalmente un archivio cartaceo. È in programma la digitalizzazione, ma la quantità di documenti è tale da renderla difficile. L’archivio delle opere e dei collezionisti invece è digitale.

Le fondazioni sono fondamentali per il valore dell’artista, non bastano i curatori?
Il lavoro svolto da sessant’anni è la somma di studio e visione delle opere dal vero, una cosa difficile. Anche uno studioso di Fontana non ha le possibilità che ha invece un membro della Fondazione di verificare e vedere quello che avviene qui quotidianamente.

C’è una persona in particolare, un esperto o è una decisione collegiale?
La decisione è collegiale. In passato lo storico di riferimento è stato Enrico Crispolti, attualmente è Luca Massimo Barbero.

Come mai non fate parte dell’Associazione degli Archivi AitArt?
La nostra più grande risorsa e la nostra unicità sono la nostra totale indipendenza da qualsiasi forma di associazione o finanziamento. Non abbiamo nessun legame con nessuno. La fondazione vive di lavoro proprio.

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