Art Uk per il patrimonio artistico del Regno Unito

Un’organizzazione britannica senza fini di lucro che andrebbe replicata anche in altri Paesi

Particolare del dipinto di Jacob Jordaens «Meleagro ed Atalanta», conservato al Museo del Prado. Art Uk ha scoperto nel Museo di Swansea, nel Galles, un bozzetto su tavola preparatorio per questo dipinto
David Ekserdjian |

Art Uk è un’organizzazione benefica che mi auguro venga imitata anche in altri Paesi, soprattutto in Italia. Il concetto su cui si basa è semplice, anche se presuppone molto lavoro e molti finanziamenti, nonostante la maggioranza degli aiutanti sia volontaria. All’inizio il suo nome era The Public Catalogue Foundation, una «charity» fondata nel 2002 da Fred Hohler, appassionato d’arte e figlio di un noto medievalista, Christopher, che insegnava al Courtauld Institute of Art. La sua ambizione, idealista e molto semplice al tempo stesso, fu di rendere il patrimonio artistico britannico più accessibile, in primo luogo alla Nazione alla quale appartiene, ma nel contempo al mondo intero.

Il primo progetto aveva l’ambizione di fotografare a colori tutti i dipinti a olio presenti nelle collezioni pubbliche britanniche, che non si limitavano solo ai musei. Vennero inclusi anche chiese, scuole, università, e inoltre edifici pubblici di tutti i tipi immaginabili, non solo le Houses of Parliament, per esempio, ma anche biblioteche od ospedali. Ovviamente, non si poteva sperare di aggiungere molto alle conoscenze delle collezioni della National Gallery o della Tate, perché queste erano già ben studiate e catalogate.

Invece ha permesso il nostro accesso ai musei provinciali generali le cui collezioni non si limitano a opere d’arte, ma le presentano in combinazione con fossili, animali soggetti a tassidermia e tante altre cose. In questo tipo di musei, di solito, non c’è nemmeno uno storico dell’arte impiegato, e non deve sorprendere quindi se sono avvenute parecchie scoperte davvero belle.

Cito ad esempio una tavola (89x114,3 cm) raffigurante Meleagro che presenta la testa del cinghiale ad Atalanta, custodita nel Museo di Swansea nel Galles: catalogata come opera di un pittore ignoto del XVIII secolo, in realtà è un bozzetto preliminare per un dipinto dello stesso soggetto al Museo del Prado a Madrid, uno dei capolavori di Jacob Jordaens (1593-1678), con Antoon van Dyck uno dei due allievi più importanti dell’illustrissimo Pieter Paul Rubens.

Esiste anche un link con Art Detective che dà la possibilità agli interessati di proporre nuove attribuzioni e identificazioni, permettendo anche a collezionisti e studiosi di chiedere aiuto nelle loro ricerche. Per Hohler, l’Oil Paintings Project, iniziato nel 2003, doveva condurre alla stampa di volumi con piccole riproduzioni a colori dei quadri organizzati secondo un criterio geografico.

Ogni contea prevedeva un libro, ma per quanto riguardava le grandi città, e in particolare Londra, era necessario averne più di uno, e l’attuale totale ammonta a oltre ottanta volumi. Nel 2011, sotto la nuova direzione di Andrew Ellis e in collaborazione con la Bbc, è stato creato un sito internet (Your Paintings) per poter presentare digitalmente tutto questo materiale. Nel 2012 il sito poteva vantare 212mila dipinti a olio provenienti da più di 3mila istituzioni.

Grazie alla magia della rete, si può effettuare una ricerca per diverse categorie. La più ovvia è quella degli artisti, e resta comunque straordinario che ne siano presenti circa 50mila. Significa che con un tasto si possono visionare tutti i quadri di Tiziano o di Picasso, Turner o Francis Bacon. Inevitabilmente, nel caso di molti antichi maestri non tutte le opere elencate sono originali, ma si comincia sempre da quelle vere per passare ai prodotti di scuola e alle semplici copie.

La seconda categoria sono le opere stesse, che si possono indagare attraverso i loro soggetti. In questo contesto, l’iconografia cristiana è fondamentale e il numero di esempi di temi notissimi come l’Annunciazione o l’Adorazione dei Magi riflette la loro popolarità, come ugualmente le pochissime rappresentazioni del Bacio di Giuda o del Martirio di san Lorenzo sottolineano la loro rarità.

Ovviamente si può effettuare la ricerca secondo il soggetto raffigurato, come la regina Elisabetta o Sir Winston Churchill. Ho provato anche con Boris Johnson, ma non c’è ancora: ho trovato invece un ritratto del grandissimo basso bulgaro Boris Christoff nel suo ruolo preferito, Boris Godunov, che appartiene al Victoria and Albert Museum.

Contemporaneamente si possono seguire sedici tematiche meno precise, tra le quali si ritrovano «Idee ed Emozioni», «Potere e Politica», «Letteratura e Fantasia» e «Casa e Famiglia». Dopo il grande successo dell’Oil Paintings Project, era evidente che bisognava continuare in altri campi. La prima grande iniziativa è stata lo Sculpture Project, riguardante la scultura pubblica.

Dato che le sculture possono provenire dal mondo intero, e non esclusivamente dall’Europa e dall’America, che attraversano i millenni e non solo gli ultimi cinque secoli circa, e che possono essere di pietra, metallo, legno, terracotta ecc., si capiva sin dall’inizio che sarebbe stato necessario cominciare con un periodo limitato e fu deciso così di concentrare la ricerca agli ultimi mille anni. Evidentemente il problema di come fotografare le sculture è enorme, ma in certi casi si è pensato di dare una vera visione a 360 gradi.

La prima scultura tra le 869 opere di Henry Moore presenti su Art Uk è un bronzo monumentale del 1963 che si chiama «Upright Motive No. 2», collocato nei Water Gardens a Harlow nell’Essex, una delle «New Towns» create negli anni Sessanta, immortalato in non meno di nove fotografie. Non sorprende che non tutti i pezzi ricevano una tale attenzione, ma evidenzia comunque la serietà del progetto.

In futuro ci saranno senz’altro altri progetti di Art Uk che potranno coinvolgere il disegno, la ceramica, la fotografia e altri ambiti. Inoltre, si può sempre sognare che verranno inaugurati Art Italia, Art France, Art Usa, e così via, e sicuramente non sarebbe difficile collegarli tutti insieme. Come Madama Butterfly, vorrei cantare «Un bel dì vedremo», nella speranza che tutto ciò possa avvenire più o meno in tempi brevi, e non troppo tardi quando arriveranno i miei pronipoti.

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