Giorno per giorno nell’arte | 16 agosto 2022

I musei newyorkesi dovranno ora dichiarare le opere razziate dai nazisti nelle loro collezioni | Pressioni per la restituzione di un totem da un museo di Edimburgo al Canada | Gli sforzi per la tutela dei funzionari di museo ucraini nella regione di Zaporizhzhia | I 50 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace | Johnny Depp dirigerà un film biografico su Amedeo Modigliani | La giornata in 11 notizie

Cadono proprio oggi i 50 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, avvenuto il 16 agosto 1972
Redazione |

Una nuova legge statunitense prevede che i musei di New York dovranno d’ora in poi dichiarare se gli oggetti nelle loro collezioni furono razziati dai nazisti in Europa durante la seconda guerra mondiale. A leggere il testo, firmato il 10 agosto dal governatore di New York Kathy Hochul, opere che hanno «cambiato proprietà a causa di furto, sequestro, confisca, vendita forzata o altri mezzi involontari» devono essere accompagnate, se esposte pubblicamente, da un cartello o altra segnaletica che ne attesti la provenienza. Secondo le cifre fornite dalle autorità, durante la guerra i nazisti saccheggiarono circa 600mila dipinti di proprietà di ebrei. Molti alla fine sono finiti nei musei di New York, dove la legge statale esistente impone che tutte le opere d’arte rubate realizzate prima del 1945 e saccheggiate in Europa durante la guerra siano registrate nell’Art Loss Register, il più grande database privato al mondo di arte saccheggiata. «Attualmente opere d’arte rubate dai nazisti possono essere viste nei musei di New York senza alcun riconoscimento dei percorsi oscuri che le hanno portate lì», ha dichiarato la senatrice Anna M. Kaplan in una nota. «Poiché è molto importante tramandare la storia dell’Olocausto alle future generazioni, è necessario essere trasparenti e garantire che chiunque guardi le opere d’arte rubate dai nazisti capisca da dove proviene e che ruolo storico ha avuto l’opera che sta guardando». [Claire Voon]

Una delegazione di leader delle «First Nations» (popoli autoctoni dell’odierno Canada) sta facendo pressione affinché il National Museum of Scotland di Edimburgo restituisca un totem rubato nel 1929 dalla Nisga'a Nation della British Columbia. Il manufatto venne asportato dall’etnografo canadese Marius Barbeau, antropologo affiliato al National Museum of Canada, che condusse ricerche sul campo a partire dagli anni ’10 del Novecento. Nel corso degli anni è stato criticato per non aver interpretato accuratamente le culture indigene che studiò. Barbeau rimosse il palo da un sacro «gruppo di case» noto come House of Ni’isjoohl e in seguito lo vendette al museo scozzese. Il palo fu scolpito a mano negli anni ’60 dell’Ottocento e raffigura la storia di Ts’wawit, un guerriero Nisga’a destinato a diventare capo prima di essere ucciso in un conflitto con una nazione vicina. Se il rimpatrio avrà successo, si tratterà del secondo totem mai restituito al Canada da un museo europeo, secondo la delegazione. Nel 2006 un’opera nota come «Haisla G’psgolox pole» è stata riconsegnata dal Museo Etnografico di Stoccolma quasi otto decenni dopo il furto. [Gabriella Angeleti]

Nella regione di Zaporizhzhia, le squadre del museo di Khortytsia stanno facendo tutto il possibile per preservare le collezioni di questa eccellenza culturale, che ospita in particolare dozzine di reperti trovati durante scavi archeologici. All’inizio di marzo, quando l’avanzata dell’esercito russo nella regione di Zaporizhzhia sembrava inarrestabile, la curatrice del museo di Khortytsia Natalia Tcherguik è partita verso ovest: nel suo camion, una tonnellata di dipinti, armi da collezione e ceramiche del XVII secolo. «Abbiamo percorso mille chilometri in cinque giorni. È stato un viaggio terribile, abbiamo guidato con gli aerei che ci passavano sopra la testa senza nemmeno sapere se fossero ucraini», ricorda ora la funzionaria. «La cosa più difficile è stata convincere le persone ai posti di blocco a non perquisire le collezioni e a far passare il camion il più rapidamente possibile», afferma. Ne raccoglie la testimonianza un articolo sul sito web del quotidiano francese «Le Figaro».

Era il 16 agosto del 1972 quando al largo delle coste di Reggio Calabria, dopo una segnalazione del sub Stefano Mariottini, i Carabinieri riportavano alla luce i Bronzi di Riace. A mezzo secolo da allora il luogo che oggi li custodisce, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (MArRC), li festeggia con una grande mostra che coinvolge i maggiori musei e siti archeologici della Magna Grecia e i loro eroi, con un percorso visivo sui Bronzi e sulla loro storia, con un premio dedicato, con un’esposizione di reperti salvati dai depositi allagati e con diversi progetti in collaborazione con gli enti regionali per la promozione territoriale. [Redazione]

Johnny Depp dirigerà un film biografico su Amedeo Modigliani. Depp produrrà il film insieme all’attore Al Pacino, che già negli anni Ottanta aveva cercato senza successo di far decollare un film biografico sul pittore diretto da Martin Scorsese. Non sono stati annunciati dettagli sul casting, ma poiché Modigliani è morto all’età di 35 anni, è improbabile che uno dei due attori interpreti l’artista. Il film sarà adattato dall’opera teatrale «Modigliani» di Dennis McIntyre, del 1979; è ambientato nel 1916, durante un periodo di crisi nella vita dell’artista, che allora frequentava Maurice Utrillo, Chaïm Soutine e la poetessa Beatrice Hastings, sua amante (e modella). Sarà il secondo film di Depp come regista, più di un quarto di secolo dopo il western «The Brave» (1995), in cui recitava al fianco di Marlon Brando. Ne scrive Andrew Pulver sul sito del quotidiano britannico «The Guardian».

Più di 340 persone, tra cui gli artisti Ali Cherri e Michael Rakowitz, hanno firmato una lettera aperta a sostegno degli artisti iracheni che si sono opposti alla mostra delle loro opere alla Biennale di Berlino vicino a una mostra di opere di Jean-Jacques Lebel incentrata sulla famigerata prigione di Abu Ghraib a Baghdad. Gli artisti Sajjad Abbas, Raed Mutar e Layth Kareem hanno protestato contro l’esposizione senza il loro consenso delle loro opere all’Hamburger Bahnhof, dove sono esposte anche fotografie di Lebel. Un altro artista, Sajjad Abbas, ha chiesto che il suo video e banner, «I Can See You» (2013), vengano rimossi dalla galleria: queste opere ora sono esposte in un’altra sede. Un portavoce della Biennale di Berlino dichiara: «Le opere di Mutar e Abbas sono state esposte vicino all’opera di Lebel. Ora vengono mostrati in diverse sedi (Akademie der Künste Pariser Platz e KW Institute for Contemporary Art). Il lavoro di Layth Kareem è ancora presentato in un mobile video in una stanza diversa dello stesso luogo». A scatenare la polemica è stata la curatrice Rijin Sahakian, che aveva indirizzato una lettera alla rivista «ArtForum». La Sahakian scrive: «La Biennale ha preso la decisione di mercificare le foto di corpi iracheni imprigionati illegalmente e brutalizzati sotto occupazione, mostrandole senza il consenso delle vittime e senza alcuna indicazione da parte degli artisti iracheni partecipanti alla Biennale, il cui lavoro è stato installato lì vicino a loro insaputa». Da parte sua Lebel (che per la sua installazione intitolata «Poison Soluble», del 2013, aveva ingrandito le immagini dei prigionieri torturati ad Abu Ghraib, immagini che furono prese dai soldati Usa e vennero diffuse nel 2004, un anno dopo l’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti), in una dichiarazione sul sito web della Biennale, afferma di aver «stampato e ingrandito le istantanee a colori scattate dai torturatori, intervallandole con immagini stampa in bianco e nero di città irachene devastate o completamente cancellate dall’aviazione americana». [Gareth Harris]

Gli ambientalisti Usa chiedono restrizioni alle estrazioni di gas e petrolio vicino ai parchi naturali e ai siti archeologici americani. Ogni anno milioni di visitatori scendono nei parchi nazionali Usa per ammirarne la vastità e la bellezza. Ma vicino a molti di questi paesaggi, ricchi di combustibili fossili, incombono piattaforme petrolifere e pozzi di gas che le stanno assediando sempre di più. Un nuovo rapporto di associazioni ambientaliste evidenzia la necessità di una vasta riforma dei programmi federali di estrazione di petrolio e gas, sostenendo che diversi parchi e monumenti rischiano di diventare «isole in un mare di sviluppo industriale» che minaccia non solo le viste panoramiche ma anche i luoghi sacri dei nativi, la biodiversità e la salute delle comunità limitrofe. Il documento si concentra su cinque aree di proprietà federale nel Sud-ovest degli Usa, che sono le patrie ancestrali di Hopi, Zuni, Diné e altri popoli indigeni: Chaco Culture National Historical Park, Dinosaur National Monument, Hovenweep National Monument, Mesa Verde National Park e Theodore Roosevelt National Park. Sebbene le terre all’interno dei confini designati siano aree protette, il Bureau of Land Management (Blm) degli Stati Uniti può affittare appezzamenti per la perforazione fino ai loro confini. Secondo il rapporto, al Theodore Roosevelt National Park, quasi il 75% della zona circostante, il Little Missouri National Grassland, è stato affittato a scopo estrattivo. E molti contratti di locazione esistenti sono già stati sviluppati nelle regioni esaminate, dove l’attività petrolifera e del gas si verifica a una distanza di circa 30 chilometri dai confini del parco. [Claire Voon]

A Los Angeles un monumento ricorda le donne sterilizzate forzatamente negli anni Sessanta. L’artista losangelina Phung Huynh ha reso omaggio alle migliaia di donne vittima di una campagna di sterilizzazione forzata negli anni Sessanta con un’installazione artistica pesante quasi tre tonnellate che si intitola «Sobrevivir». È composta da 21 pannelli di acciaio che formano un disco di 6,5 metri di diametro, con un’incisione che rappresenta le mani della Vergine di Guadalupe. La struttura è stata installata nel cortile del LAC + USC Hospital, dove vennero effettuate migliaia di queste sterilizzazioni. La California fece sterilizzare forzatamente più di 20mila donne prima che la legge che autorizzava questa pratica fosse abrogata nel 1979. Ed è stato necessario arrivare all’agosto del 2021 perché lo Stato americano riconoscesse l’orrore di questa politica che pretendeva di combattere la povertà. Per anni, la sterilizzazione ha preso di mira principalmente le donne nere e latine. Al sessismo si aggiunse il razzismo. Spesso bastava accennare al fatto che una giovane donna fosse «di poche virtù» perché scattasse l’operazione.

A Milano sono partiti i lavori per il restauro degli affreschi del Civico Tempio di San Sebastiano
, chiesa di proprietà del Comune, progettata nel 1576 da Pellegrino Tibaldi. Durante i lavori, che dureranno prevedibilmente un anno, fedeli, appassionati d’arte e turisti potranno comunque entrare in chiesa durante le funzioni religiose. Un apposito ponteggio multidirezionale di oltre 2 mila metri quadri verrà completamente rivestito e coperto: dalle panche non si vedrà nulla, il restauro però potrà lo stesso essere ammirato grazie a un proiettore che permetterà a chi entra in chiesa di vedere su uno schermo le maestranze all’opera. I lavori interesseranno fregi e affreschi che decorano la cupola al di sopra dei capitelli, ingrigiti dal tempo e dal fumo delle candele. Saranno ripulite anche le statue, le dorature (in oro vero e orone), le vetrate a mosaico e verrà rinnovato l’impianto di illuminazione. [Redazione]

Villa Albertine, istituzione culturale fondata a New York dal governo francese sul modello di Villa Medici a Roma, ha annunciato il gruppo di artisti in residenza per il 2023. Il programma, lanciato nel 2021, porta ogni anno in diversi luoghi degli Stati Uniti decine di artisti, ricercatori e professionisti della cultura di ogni nazionalità. Le residenze sono personalizzate e studiate sulla base delle esigenze dei singoli artisti e degli specifici progetti proposti da ognuno, in collaborazione con una rete di organizzazioni culturali in tutto il paese e con rappresentanti locali di Villa Albertine in dieci diverse città americane. Per il 2023 i progetti selezionati sono 70 di cui 40 si svolgeranno in una delle 30 città scelte dagli artisti, mentre 20 saranno itineranti e 10 si concentreranno su un programma di danza di base in dieci diverse città americane. Gli artisti e ricercatori, selezionati attraverso un bando e scelti da una giuria di oltre quaranta esperti, rappresentano 15 diverse nazionalità e coprono un ampio spettro di discipline, dal cinema alla musica, dai video giochi ai fumetti. Tra loro la regista Palma d’Oro Julia Ducournau, l’autrice vincitrice del Premio Goncourt, Leïla Slimani, i pluripremiati architetti Frédéric Chartier e Pascale Dalix. [Maurita Cardone]

A Torino inizia nella seconda metà di agosto il cantiere didattico per il restauro delle sculture della Fontana del Nettuno
, al centro del Grand Rondeau, la struttura posta all’ingresso di Villa della Regina, tra i complessi museali gestiti dalla Direzione regionale Musei Piemonte del Ministero della cultura. Ad effettuare l’intervento sono gli studenti del primo anno del settore di specializzazione in Materiali lapidei e derivati e Superfici decorate dell’architettura del Corso di Laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Torino, in convenzione con la Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Sotto la guida di un docente restauratore e di un gruppo di lavoro interdisciplinare, comprendente anche biologi e geologi, con la supervisione di Chiara Teolato, storica dell’arte, direttrice di Villa della Regina, e Giulia Comello, funzionario restauratore della Direzione regionale Musei, gli studenti affrontano le operazioni di studio, documentazione e restauro di 12 statue, 5 figure femminili e 7 maschili, tra cui ninfe delle acque, divinità fluviali e naiadi. Il cantiere didattico di restauro è al centro di tre visite tematiche di approfondimento in programma nei mercoledì 24 e 31 agosto e 7 settembre, sempre alle ore 16.30. La partecipazione alle visite è su prenotazione obbligatoria e il costo della visita è compreso nel biglietto di ingresso al complesso museale di Villa della Regina. [Redazione]

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