A Selinunte la più grande agorà del mondo antico

La missione guidata dall’archeologo Clemente Marconi ha gettato luce sul luogo sacro della primissima colonia greca fondata da Megara Hyblaea: tra gli oggetti rinvenuti parte di uno stampo pertinente forse a uno scettro

Una veduta aerea dell’Agorà di Selinunte
Giusi Diana |  | Selinunte (Tp)

Un’imponente operazione di scerbatura ha fatto riemergere dalla vegetazione che la ricopriva l’antica agorà dall’insolita forma trapezoidale, la più grande finora scoperta, con un’estensione di 33mila metri quadrati, posta al centro dell’abitato dell’antica Selinus. «Una conca vuota che impressiona per la sua ampiezza e il suo fitto mistero, dice il direttore del Parco Archeologico di Selinunte, Felice Crescente, un primo esempio di musealizzazione su vasta scala che, sfruttando il contrasto creato dal diverso modo di rilasciare o assorbire la luce naturale della vegetazione diversamente trattata, restituisce un’immagine chiara e con contorni netti dello spazio visivo».

Il 22 luglio al Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria sono stati presentati gli eccezionali risultati degli ultimi scavi sull’acropoli di Selinunte, frutto di una missione archeologica diretta dall’archeologo Clemente Marconi, nipote di quel Pirro Marconi autore di eccezionali scoperte archeologiche in Sicilia tra gli anni ’20 e ’30; la ricerca ad opera dell’Institute of Fine Arts della New York University e dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico di Roma, ha interessato, principalmente, lo spazio tra il Tempio A e il Tempio O. «Si tratta del primo caso di collaborazione tra missioni nella storia della ricerca archeologica a Selinunte e un importante esempio di collaborazione internazionale», ha dichiarato Clemente Marconi.

Importanti scoperte hanno permesso di fare luce soprattutto sulle prime due generazioni di vita della colonia greca.
Lo scopo della missione era quello di datare i due templi, inaspettatamente è stata individuata una sorgente d’acqua vicino alle fondazioni del Tempio A: cosa che ha fatto ipotizzare che si trattasse del primo insediamento in assoluto dei coloni provenienti da Megara Hyblaea, i primifondatori di Selinunte. La seconda e la terza area di scavo hanno riguardato il settore meridionale del grande santuario urbano, dove sono stati scoperti muri di argilla mista a cenere, con ogni probabilità recinti rituali, ma anche piastre di cottura d’argilla di tipo greco e una grande quantità di frammenti di ceramica di Megara Hyblaea.  
Lo stampo in pietra
Tra le scoperte più sorprendenti la seconda parte di uno stampo (la prima metà era stata rinvenuta dieci anni fa). Gli archeologi ipotizzano che servisse per realizzare un oggetto prezioso, forse uno scettro. Lo stampo, infatti, dopo la prima e unica fusione, era stato seppellito nell’area sacra, separando le due componenti. Nei prossimi mesi verrà effettuata un’indagine metallografica per comprendere che tipo di metallo (probabilmente bronzo) sia stato utilizzato per la fusione, e replicarlo.

Inoltre è stato ricomposto perfettamente in laboratorio, grazie ai frammenti ritrovati nel 2017 in uno scavo nel Tempio R, un ciondolo in avorio a forma di sirena, databile alla metà del VI secolo a.C. Un prezioso oggetto votivo probabilmente proveniente dal Peloponneso e molto simile ad analoghe sculture di Delfi. L’oggetto si aggiunge al falco in blu egizio rinvenuto nel 2019. «È l'immagine del dio Horus (divinità del cielo e del sole), spiega Marconi, è uno dei più importanti oggetti di produzione egizia scoperti in Sicilia e dà l'idea della ricchezza delle dediche alla dea del tempio R».

«Siamo nel cuore di Selinunte e grazie alle attività di pulizia, predisposte dal direttore del Parco, spiega l’assessore regionale ai Beni culturali e Identità siciliana, Alberto Samonà, è possibile avere una visione d’insieme, seppure parziale, di questa immensa agorà. Dà l’idea della magnificenza di questa città e della sua straordinaria essenza, che si comprende anche dai ritrovamenti eccezionali delle missioni archeologiche. Pezzi unici che da venerdì saranno esposti al pubblico all’antiquarium». Si sta definendo in queste ore la programmazione delle visite guidate ad opera di CoopCulture per condurre i visitatori del Parco fino alla grande agorà grazie all’utilizzo di macchinine elettriche.
La sirena in avorio

© Riproduzione riservata Il direttore del parco archeologico Felice Crescente a sinistra insieme all’archeologo Clemente Marconi
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