La differenza tra Delfi e Atene

Viste da vicino, si nota il diverso livello di sensibilità nei restauri e nell’esposizione, tra le eccessive puliture all’Acropoli e la magia oracolare delle statue di Delfi

Alcuni marmi puliti e sabbiati all’inverosimile nel Museo dell’Acropoli di Atene
Dario Del Bufalo |

Nelle settimane scorse sono stato a Delfi a visitare gli scavi e il museo e devo dire che ancora aleggia lo spirito dell’oracolo, visto che questo sito di provincia è ben tenuto, funziona bene e ha un museo molto bello, a misura d’uomo. I marmi e i bronzi presenti sono stati solo puliti e per fortuna mai spatinati o «restaurati» (forse solo per mancanza di fondi), il più bell’Antinoo di sempre è in perfette condizioni e con tutte le sue patine calcaree stalattitiche e ancora con le concrezioni a radichette, che sono come delle spezie rare e profumate, sulla superficie ancora lucida del suo marmo pario che vorresti quasi mangiare. Le metope arcaiche e i kouroi sono ben esposti e illuminati, sembrano rinvenuti e scavati pochi giorni fa nei monti del Parnaso, addirittura ancora sporchi di terra. Il famoso bronzo dell’Auriga di Delfi è esposto solitario in una sala e sembra appena scavato.

Poi torno ad Atene e visito per l’ennesima volta il Museo dell’Acropoli: mal collegato, no parcheggi, file lunghissime, guide che urlano in tutte le lingue, divieto di scattare foto nella Sala della Scultura arcaica, divieto di posare davanti alle opere… Un inferno! Soprattutto ogni anno scopro nuovi restauri e orrende integrazioni al Partenone e nuove scellerate pulizie a marmi e bronzi, più che pulizie sono «scartavetrature» operate con il Black&Decker, eseguite da dementi inesperti e delinquenti abituali.

I piccoli bronzi spatinati, nelle vetrine al primo piano, sembrano freschi di fusione e lucidati con la carta abrasiva, alcuni marmi puliti e sabbiati all’inverosimile, sembrano panna montata. Mi chiedo quando i responsabili dei musei nei vari Paesi occidentali (il nostro non escluso) smetteranno di far distruggere le opere lapidee e metalliche ai loro parenti o amici consorziati in ditte o cooperative (sono sempre le stesse)? Perché abbiamo perso la cultura antiquaria e il rispetto delle patine archeologiche?

© Riproduzione riservata L’«Antinoo» di Delfi
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