I francesi ancora senza piano di restituzioni all’Africa

Buone intenzioni ma idee confuse. A quasi cinque anni da quando Macron colse di sorpresa il mondo dei musei annunciando una volontà di restituzione allora rivoluzionaria, i politici sono in disaccordo su chi deve attuare il piano e come

Il presidente Macron al Musée du Quai Branly-Jacques Chirac nel 2021, dove 26 tesori saccheggiati dal Benin sono stati esposti per cinque giorni prima di essere restituiti al Paese dell’Africa occidentale © Abaca Press Alamy Stock Photo
Gareth Harris |  | Parigi

Sono passati quasi cinque anni da quando il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato il suo piano «rivoluzionario» per restituire il patrimonio africano al continente. La sua dichiarazione in Burkina Faso, nel novembre 2017, secondo cui «il patrimonio africano non può stare solo nelle collezioni private e nei musei europei» aveva riacceso il dibattito sui manufatti coloniali, ma da allora la posizione del Governo francese sulle restituzioni è «confusa», afferma l’attivista del Partito Comunista Pierre Ouzoulias, uno dei tre senatori francesi che stanno cercando di istituire una Commissione nazionale di esperti che verrebbe consultata su qualsiasi futuro caso di restituzione non europea.

Dal 2017 la Francia ha rimpatriato 28 oggetti africani: una sciabola del XIX secolo al Senegal e 26 oggetti al Benin. Attraverso i canali diplomatici, aggirando il Parlamento, il Paese ha anche restituito la corona dell’ultima regina del Madagascar, Ranavalona III, come prestito a lungo termine dal Museo dell’Esercito francese.

Il percorso di restituzione è stato comunque impervio. Nel dicembre 2020 il Senato si è scontrato con il Governo sulla legge per restituire al Benin e al Senegal i 27 manufatti di epoca coloniale presenti nelle collezioni museali. L’Assemblea nazionale e il Senato hanno approvato all’unanimità la legge in prima lettura nel dicembre 2020, tuttavia il mese precedente una Commissione congiunta di senatori e deputati non era riuscita a raggiungere un accordo sulla formulazione finale.

Decisioni caso per caso
L’Assemblea nazionale ha il potere di scavalcare il Senato, come ha fatto il 17 dicembre 2020 votando la legge sulla restituzione. In particolare, nel novembre 2020, durante un’audizione al Senato, l’allora ministra della Cultura Roselyne Bachelot aveva avvertito che il Governo intendeva mantenere il controllo sulle restituzioni, che dovevano essere decise «caso per caso», senza l’interferenza di una Commissione. La neoministra della Cultura, Rima Abdul-Malak, non ha risposto a una richiesta di commento.

Il 10 gennaio, il Senato francese ha approvato un disegno di legge, proposto dai senatori Catherine Morin-Desailly, Max Brisson e lo stesso Ouzoulias, per istituire la suddetta Commissione nazionale di esperti. Il progetto di legge propone anche di facilitare la restituzione dei resti umani presenti nelle collezioni pubbliche francesi. Non è ancora stata fissata una data per la discussione del progetto di legge all’Assemblea nazionale. Il progetto di legge del Senato potrebbe comunque essere presentato a partire da luglio, quando i nuovi legislatori si insedieranno all’Assemblea nazionale.

La direzione che Macron prenderà è oggetto di dibattito tra gli esperti di rimpatrio. Alex Herman, autore di Restitution: The Return of Cultural Artefacts (Lund Humphries, 2021), afferma: «Guardo al discorso di Macron del 27 ottobre 2021 al Musée du quai Branly-Jacques Chirac di Parigi come a un’indicazione della direzione che probabilmente prenderà: nessuna Commissione nazionale, ma piuttosto un quadro per la “restituibilità” che consenta ai musei di prendere le proprie decisioni in materia di “deaccessione”, laddove giustificato». Offrire un quadro normativo per la restituzione, aggiunge, sarebbe un’iniziativa unica nel campo della restituzione: «Bisognerà prendere quel che finora è stato un approccio prevalentemente etico e codificarlo in legge».

Messaggi contrastanti
Nel frattempo il presidente Macron aveva chiesto a Jean-Luc Martinez, ex presidente direttore del Musée du Louvre, di stabilire un quadro legislativo per le future restituzioni. Martinez, nominato un anno fa ambasciatore di Francia per la cooperazione internazionale sul patrimonio culturale (funzioni in parte sospese), come primo passo aveva effettuato un viaggio in Benin e Senegal.

Ouzoulias ci ha spiegato i motivi dell’impasse: «La posizione del Governo sulle restituzioni, è confusa. Ha spiegato al Parlamento che non era possibile proporre una legge quadro e che preferiva attuare leggi eccezionali. Poi ha affidato a Martinez il compito di lavorare su un quadro legislativo. Martinez, sedutosi di fronte alla commissione del Senato, ha rifiutato di dire in cosa consiste». Martinez non ha risposto a una richiesta di commento, ma il diplomatico Benoît de Saint Chamas afferma che il lavoro di Martinez è «ancora in corso».

Ouzoulias aggiunge: «Allo stesso modo, il Governo non ha voluto informarci sulle richieste di restituzione presentate dagli Stati africani. Sappiamo però da fonti che sono in fase di elaborazione diversi testi. Il dossier delle restituzioni [imminenti] pone problemi politici, giuridici e scientifici. È chiaro che il Ministero della Cultura e i musei non hanno trovato i mezzi finanziari per intraprendere inventari precisi né per realizzare studi seri sul percorso delle opere. Il Rapporto Felwine Sarr-Bénédicte Savoy [sulla restituzione, 2018, Ndr] non può essere considerato una base seria per questo lavoro di inventario». Savoy non ha risposto a una richiesta di commento.

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