A Roma e Atene l’arte di Anna Esposito

Le Gallerie Lettera_E nella capitale italiana e Gramma Epsilon in quella greca celebrano la sua capacità di «esaminare il mondo servendosi del mondo stesso»

«Bosnia» (1992) di Anna Esposito
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Fino all’1 ottobre le Gallerie Lettera_E di Roma e Gramma Epsilon di Atene celebrano, con una mostra in due sedi, la figura di Anna Esposito.

Curata da Davide Mariani, dell’artista romana nata nel 1935, la doppia esposizione presenta, con il titolo unico di «What I’ve done», un’antologia di collage, fotografie, rilievi, realizzati a partire dai primi anni Settanta: sono tutti lavori fondati sulla destrutturazione di immagini preesistenti, al fine di valorizzarne, anche col gioco dei calembour, il lato paradossale, drammatico o anche ludico.

L’orizzonte tematico è il mondo che ci circonda, denudato di ipocrisie, cosicché si possono vedere alberi che si trasformano in fumaioli, case bombardate in forma di puzzle, prati che a ben vedere sono fatti da rifiuti, sventagliate di mitra fatte con la carta.

L’irriverenza di una denuncia sociale svolta sulla falsariga di una sottile ironia, con risvolti peraltro di possibile poesia, fu ciò che portò Mirella Bentivoglio a invitare Anna Esposito in numerose mostre sul rapporto parola-immagine. Anche Maurizio Fagiolo apprezzò un’arte fondata non sull’accumulo di nuove immagini, ma sull’interpretazione di quanto era a disposizione, ovvero quella capacità di «esaminare il mondo servendosi del mondo stesso».

Spiega l’artista: «Con il mio lavoro cerco di mettere in luce le parti nascoste della verità, cerco di essere dentro le cose, come in un impasto per assaporarne tutti gli umori e tirar fuori i veleni».

«Intuizioni folgoranti», le chiama Mariani nel catalogo edito da Gli Ori, in forma di «presagio quanto mai incombente», di cui però Palma Bucarelli apprezzava «il senso del gioco».

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