Giorno per giorno nell’arte | 24 giugno 2022

Magnus Resch sul futuro degli Nft | Il Meg di Ginevra decolonizza le collezioni | Gallerie in coworking da Londra a New York | Furto al Frac | Tre giorni di addestramento alla Fondazione Sandretto | Bolla, González e Anonima/Luci alla Cavallerizza | Una tartaruga a Pompei | La giornata in 13 notizie

«Echo-Sistema» di Anonima/Luci con Katatonic Silentio, per Paratissima alla Cavallerizza © Vincenzo Parlati
Redazione |

Magnus Resch ha trascorso anni a decodificare l’opaco mercato dell’arte con libri come Management of Art GalleriesHow to Become a Successful Artist. Intervistato daShanti Escalante-De Mattei per «Artnews», racconta la somiglianza del mercato dell’arte e dell’Nft, come gli Nft cambieranno il modo in cui operano le gallerie e fa persino una previsione su cosa aspettarci dal mercato volatile di Nft nei prossimi 18 mesi: «Il problema più grande nel mercato dell’arte è avere troppi visitatori e troppo pochi acquirenti. Gli acquirenti hanno paura di entrare nel mondo dell’arte perché è troppo elitario Gli Nft possono aiutare a risolvere questo problema, grazie alla piena trasparenza dei prezzi e all’accesso automatico. Gli artisti possono agire da veri imprenditori, trovando e creando i propri clienti, i propri canali di distribuzione. È vero che hanno bisogno di gallerie, e anche il mondo Nft ha bisogno di loro. La maggior parte degli Nft non manterrà valore a lungo termine perché mancano della credibilità necessaria per mantenere il successo. Ecco perché è importante attingere al mondo dell’arte tradizionale per sostenere il valore del mercato». [Artnews]

Il MEG di Ginevra vuole decolonizzare le sue collezioni, ripensare il modo in cui si raccontano e ci si prende cura degli oggetti. Non solo più conservarli. A tal fine, è importante innanzitutto riesaminare la provenienza di ciascun oggetto, la biografia. Identificare i pezzi sensibili, gli oggetti o i resti umani, per contattare i musei dei Paesi interessati e avviare un dialogo. Potrebbe essere richiesta una restituzione. La direttrice Carine Ayélé Durand spiega come sia importante lavorare il più possibile con i discendenti delle persone che hanno realizzato gli oggetti delle collezioni, mettendoli in contatto con le comunità di origine, ospitando artisti, artigiani o ricercatori. Molti musei stanno intraprendendo lo stesso processo di dialogo. Ad esempio, il progetto «Iniziativa Benin in Svizzera», guidato dal Museo Rietberg di Zurigo, coinvolge otto musei svizzeri su un a trentina di opere di Benin City (Nigeria), saccheggiate nel 1897 dall’esercito britannico, oggi oggetto di studio in collaborazione con ricercatori nigeriani.

Prende piede anche a Londra il modello newyorkese delle giovani gallerie solidarizzanti. Dopo essersi fatte le ossa a Deptford, a sud-est di Londra, Castor e Indigo+Madder stanno rilevando congiuntamente un grande spazio seminterrato a Fitzrovia, dove, dal primo settembre, gestiranno programmi espositivi separati ma condividendo reception, ufficio, sala di osservazione e altre strutture, un modello visto più frequentemente a New York. L’inaugurazione sarà con una mostra collettiva in entrambe le gallerie intitolata «There Goes the Neighborhood», sulle nuove idee di comunità, urbanità e sul concetto di emarginazione. A Fitzrovia, hanno aperto spazi gallerie come Workplace, Vitrine, Lungley, Alice Black ed Edel Assanti. «Vedere sempre più giovani gallerie occuparsi degli spazi del centro di Londra, ai tempi della mega galleria non può che essere una cosa positiva», spiegano i due galleristi. [Anni Shaw]

Il governo provinciale della British Columbia ha definitivamente staccato la spina al progetto da 609 milioni di dollari per sostituire il vecchio Royal British Columbia Museum a poco più di un mese dall’annuncio. Il progetto, che lo avrebbe reso il museo più costoso mai realizzato in Canada, è stato annullato dopo una significativa opposizione pubblica e politica; un sondaggio dell’Angus Reid Institute mostrava che il 69% dei colombiani britannici era contrario. Il museo di Victoria necessita di ammodernamenti sismici e rimozione di materiali pericolosi come l’amianto, e gli studi consigliavano di ricostruire piuttosto che rinnovare, i detrattori, però, hanno sostenuto che mentre la recessione incombe, i fondi sarebbero stati meglio spesi per assistenza sanitaria, alloggi e nuove scuole. «Avevamo fatto scelte basate sulle migliori informazioni disponibili. Interromperemo il progetto. E torneremo al tavolo da disegno», ha detto ieri il premier della John Horgan in una conferenza stampa. [Hadani Ditmars]

Sarà Catherine Wood la direttrice del programma della Tate Modern di Londra. Dal 22 agosto supervisionerà l’ambizioso e ampio contenuto artistico del museo: mostre, commissioni, spettacoli, proiezioni di film e progetti per la comunità. Lavorando con il più ampio team curatoriale della galleria, guiderà un programma innovativo e coinvolgente che riflette gli ultimi sviluppi nell’arte, nella società, nella tecnologia e nella sostenibilità. «Sono lieto di dare il benvenuto a Catherine in questo ruolo, basandosi sul suo eccezionale lavoro di curatrice e curatrice senior. Il suo pensiero innovativo ha svolto un ruolo importante alla Tate Modern per molti anni (dal 2002) e, in qualità di Direttore del programma, aiuterà la galleria a realizzare le nostre ambizioni per il futuro con grande creatività e talento curatoriale», queste le parole con cui  Frances Morris, direttrice della Tate Modern, ha annunciato il nuovo incarico. [Redazione]

Trascinati in tribunale il commerciante di antichità Alexander McDuffie e lo storico e artista Joseph Musso,  autori del libro Forget the Alamo: The Rise and Fall of an American Myth (2010),con il quale avevano autenticato possibili manufatti della battaglia, da esporre a seguito di una proposta di riqualificazione del sito di Alamo a San Antonio, in Texas. Secondo la denuncia, «I piani includevano un centro visitatori per ospitare una collezione di manufatti assemblati dal musicista Phil Collins, appassionato di cimeli di Alamo che aveva persino finanziato uno scavo». Prima che il libro fosse pubblicato, un estratto è apparso su «Texas Monthly». L’articoloimplicava che McDuffie e Musso assemblassero manufatti fasulli per il museo e potrebbero aver venduto manufatti fraudolentemente autenticati a Collins per la sua collezione, che il musicista intendeva donare al nuovo centro visitatori. [Daniel Cassadi]

Nella notte di sabato 18 giugno si è verificato il furto di un’opera d’arte installata a Orléans, nel cortile del Frac Centre-Val de Loire, dove si trovava dallo scorso autunno. A presentare denuncia è stato il direttore dell’istituto, Abdelkader Damani. Intitolata «Bikini Kill», l’opera di Sammy Engramer è un omaggio all’omonimo gruppo punk rock newyorkese, pro-femminista e molto militante, attivo negli anni 90. Alta 4 metri9 e leggermente più larga, l’opera di proprietà del Fracè costituito da un telone scuro, fissato a un supporto, su cui è scritto a lettere gotiche «Fuck Patriarcate». [Redazione]

Tra le vittime della catastrofica eruzione del Vesuvio che ha sepolto Pompei nel 79 d.C. c’era anche una tartaruga con il suo uovo, mai deposto. «Gli archeologi l’hanno trovata a mezzo metro di profondità sotto il pavimento in terra battuta di una bottega della centralissima Via dell’Abbondanza, dove una ricerca condivisa tra l’Università Orientale di Napoli, la Freie Universitat di Berlino e l’Università di Oxford sta indagando i resti di una casa di gran lusso che dopo il terremoto del 62 d.C fu demolita e annessa alle Terme Stabiane», racconta l’ansa in anteprima. La testuggine si era evidentemente introdotta nella taberna dove, in un angolo protetto, si era scavata una tana per deporre il suo uovo, cosa che non le è riuscita e che potrebbe averne causato la morte. [Ansa

Si è conclusa con 36mila visitatori per seguire 100 eventi e oltre 250 espositori  la X edizione del We Make Future (16-18 giugno 2022), la festa della cultura digitale e dell'innovazione sociale, nella fiera di Rimini. Tra le attrazioni più seguite:  il cane robot Spot del Parco archeologico di Pompei realizzato nell’ambito del progetto pilota Smart@POMPEI - Grande progetto Pompei, in collaborazione con le società Boston Dynamics, Leica Geosystems, e Reply; HERA, la piattaforma ideata per organizzare operazioni di gestione, fruizione e studio del patrimonio archeologico a disposizione del Parco archeologico di Paestum e Velia, sviluppata da Visivalab, per ora disponibile solo a Paestum; la proposta di gamification dei Musei Reali di Torino con la «Conquista della Galleria Sabauda» un’applicazione mobile, sviluppata sempre da Visivalab, che permette ai visitatori di interagire con il museo attraverso il gioco con sfide collegate alle opere, indovinelli e approfondimenti per tutte le età; e e «Father and Son 2» il famoso videogioco proposto dal Mann, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. [Il Sole 24 Ore]

L’Archivio centrale dello Stato ha implementato la già vasta collezione grazie alla donazione degli archivi dell’ingegnere Pasquale Fazio (Alvito, 1929-Roma, 2018) e degli architetti Annibale Vitellozzi (Anghiari, 1902-Roma, 1990) e Giancarlo Busiri Vici (Roma, 1933). I tre nuovi aggregati documentali rappresentano una significativa aggiunta ai 55 archivi di architetti già custoditi dall’Archivio centrale dello Stato. Un numero che rende l’istituto l’ente con il maggior numero di fonti sulla storia dell’architettura italiana del Novecento. La documentazione dell’ingegnere Pasquale Fazio, circa 43 metri lineari di rotoli di disegni, pacchi e faldoni contenenti allegati ai progetti (relazioni tecniche, corrispondenza), stampe fotografiche. L’Archivio dell’architetto Giancarlo Busiri Vici è invece costituito da 3000 elaborati grafici, carteggi e altro materiale relativi ad oltre 140 progetti. [Redazione]

Ammoniti fossili, polpi e calamari estinti 66 milioni di anni fa, vecchi pneumatici e tracce di petrolio compongono l’installazione dell’artista olandese Jonas Staal, al centro di un «campo di addestramento» utopico e intensivo aperto a tutti nella Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in via Modane 16, da martedì 28 a giovedì 30 giugno (12,30-23 circa, gratuito, iscrizioni su fsrr.org, forms.gle). Tre giornate condotte dall’artista insieme a Florian Malzacher e altri ospiti internazionali, in cui i partecipanti saranno preparati e addestrati a futuri alternativi e a diversi modi di concepire il tempo e relazionarsi con esso, immaginando il mondo fra milioni di anni. Forum, esercitazioni e meditazioni collettive si terranno in italiano e in inglese con traduzione simultanea. Questioni climatiche, relazioni tra umani e altri esseri viventi, sincronizzazione tra ritmo biologico, geologico e astronomico, connessione con il subconscio sono solo alcuni dei temi trattati. L’opera di Staal resterà esposta in Fondazione, dove sarà visibile dal 2 luglio. [Jenny Dogliani]

Mostre aperte
Dal 23 giugno al 16 ottobre nel Galoppatoio e nelle Scuderie della Cavallerizza, Paratissima presenta la mostra «Senza Titolo» di Nicola Bolla, curata da Nicola Davide Angerame. Il percorso esplora gli ultimi 25 anni di produzione dell’artista piemontese (Saluzzo, 1963). Tra i lavori esposti noti cicli pittorici gli «LP dipinti», i «Fairytales», i «Rebus», le «Lapidi», gli «Orizzonti», e i recenti grandi «Pigment Painting» e «Pigment Paper». «La mostra propone alcune importanti e grandi installazioni inedite e site-specific capaci di costruire dimensioni spazio temporali che, a causa degli eventi tragici di questi ultimi mesi, assumono il senso di un vaticinio, di una preveggenza da parte di un artista amletico, da sempre impegnato a riflettere sulla caducità della vita e sul senso dell'esistenza, seppure attraverso un linguaggio artistico elegante, ironico, a volte apparentemente svagato ed a tratti grottesco», commentano gli organizzatori. Nicola Bolla è anche protagonista di una mostra a Palazzo Madama raccontata per Il Giornale dell’Arte da Franco Fanelli [Redazione]

Dal 23 giugno all’11 settembre, ancora alla Cavallerizza nella Manica del Mosca e Corte del Mosca, Paratissima presenta «EPHEMERA. Parade Curtains, Daniel González. Echo~Sistema, Anonima/Luci con Katatonic Silentio» a cura di Francesca Canfora e Laura Tota. Le installazioni di Daniel González, noto artista argentino che vive tra New York e Verona, e Anonima/Luci, collettivo milanese insieme a Katatonic Silentio, sound designer. «Con riferimento al prolifico periodo storico in cui è stato edificato il complesso della Cavallerizza, entrambe le installazioni si ispirano concettualmente alle architetture effimere barocche. L’estetica delle macchine effimere che in modo scenografico e spettacolare mutava il volto di città e interi edifici, si ritrova in entrambi gli interventi. Daniel Gonzalez, veste a festa l’imponente parete in laterizio della Manica alfieriana con scintillanti sipari. Citando Broadway nell’utilizzo del mylar, rievoca in modo contemporaneo lo sfarzo antico. La Manica grande, con la sua superficie di 400 metri quadrati, è trasformata da Anonima/Luci con Katatonic Silentio in una dimensione parallela e virtuale. La tecnologia delle luci laser, in sinergia con un sofisticato sound design, rielabora lo spazio in un contesto straniante, quasi un set dinamico da videogame che interagisce con i dettagli e le particolarità dell’architettura storica in un cortocircuito tra presente, passato e futuro». All’allestimento della mostra ha contribuito Francesco Angelo Convertini, il designer 33enne tragicamente scomparso in un incidente stradale la sera precedente all’inaugurazione. [Redazione]

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