Caracciolo, il «patriarca bronzeo dei caravaggeschi»

Apre oggi al Museo di Capodimonte, estendendosi al Palazzo Reale e al Museo e Certosa di San Martino, una monografica sul grande napoletano del Seicento

«Ecce Homo» di Battistello Caracciolo. Foto L. Romano
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

«Quella che si apre in sala Causa è la prima mostra monografica in senso stretto su Battistello Caracciolo, uno dei maggiori e più antichi caravaggeschi oltre che in definitiva il più grande pittore napoletano del ‘600 dopo Luca Giordano», raccontano Stefano Causa e Patrizia Piscitello, curatori della mostra «Il patriarca bronzeo dei Caravaggeschi: Battistello Caracciolo (1578-1635)», nata da un’idea di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, dove la mostra sarà visitabile da oggi fino al 2 ottobre.

Le intenzioni narrative intessute dai curatori sono risolte attraverso l’esposizione di circa 80 opere, provenienti da istituzioni pubbliche, italiane ed estere, enti ecclesiastici e privati collezionisti. «Sebbene sia quanto di più simile a un allievo il Caravaggio avesse mai avuto, Battistello fu un seguace molto infedele. A differenza del maestro disegnò, incise e affrescò per tutta la vita. Anche per questo una mostra su Battistello è anche un invito ad andare a vedere i cicli di pittura murale suoi e della bottega conservati in alcune delle maggiori chiese napoletane e in Palazzo Reale. Ma la vera particolarità di questa rassegna e che in qualche modo la rende una prima assoluta è l'esposizione in sala Causa di un pugno di capolavori in scultura di marmo bronzo legno e argento. Battistello, infatti, non balla da solo ma, nel primo trentennio del ‘600, la sua versione scultorea del caravaggismo merita di essere confrontata con grandi artefici soprattutto toscani e lombardi come Fanzago, Pietro Bernini o Naccherino», continuano i curatori.

Causa e Piscitello sottolineano l’intenzione di proporre un percorso visivo che, anche attraverso significativi accostamenti, intende rintracciare le diverse fasi e influenze nell’opera di Battistello (Napoli  1578-1635), artista che il giovane Roberto Longhi riscoprì nel 1915 e che definì «il patriarca bronzeo dei caravaggeschi»: la vicinanza al Merisi, il successivo ammorbidimento e stemperamento del primo naturalismo, il ruolo centrale del disegno, la reazione a Ribera, il confronto con la scuola bolognese e con Orazio Gentileschi, l’influenza di Lanfranco.

La mostra al Museo di Capodimonte si arricchisce della collaborazione istituzionale con Mario Epifani, direttore del Palazzo Reale di Napoli, e Marta Ragozzino, direttrice regionale dei Musei della Campania, includendo nel percorso di visita anche altri siti napoletani: Palazzo Reale con la Sala del Gran Capitano affrescata da Battistello nel 1611 e la Certosa e Museo di San Martino dove è possibile rintracciare le opere mature che realizzò per la committenza certosina.

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