Proust antesignano dell’officina dei conoscitori

Il libro è il prequel di una ricerca sottile sullo scrittore francese e i conoscitori longhiani a partire dagli anni Quaranta, da Longhi accanito proustiano, a Sereni, a Bertolucci, a Pasolini, ad Arcangeli e allo stesso Zeri

Marcel Proust © Archives-Zephyr / Leemage / AFP
Stefano Causa |

Si sa come va a finire con la Recherche. La si affronta la prima volta per intero, stordendosi e volentieri annoiandosi. Dopodiché: o non la si riapre più o si continua a rivisitarla tutta la vita, ma a morsi. Proust (ma non vale per Tolstoj, Musil o Céline) funziona così: difficile lo si rilegga tutto, a meno che uno non sia un francesista sotto concorso o uno disposto a «proustituirsi». Nondimeno questo 2022, in cui si celebra un secolo dalla morte dello scrittore, passerà con l’alta probabilità di imbattersi in testi buoni e meno buoni su di lui.

I centenari devono pur servire a dare la polvere a scrittori dalla pagina multistrato, lavorata come un Bonnard e che, in queste stagioni di spiccioli di cultura, tra faccine e aforismi da cellulare, nessuno affronta più di petto. Proust sulle app non rende, diventa balbuziente fino all’afasia. Chi, invece, si può dire lo abiti è Mauro Minardi che allaccia l’agenda del giovane scrittore a Berenson, a Giovanni Morelli e agli stilcritici al passaggio tra i due secoli. E, di qui, ampliando il compasso, a Balzac e a Holmes (altro storico d’arte di riflesso, che predica nei riti dell’osservazione, nella deduzione e nella cultura l’educazione del detective: cioè, per noi, del conoscitore).

Anche per Proust si tratta di cogliere i segni tipici che ricorrono e caratterizzano le specificità di uno stile. Quanto a noi non aspettavamo altro che riparlare, a un segnale convenuto, di Proust storico d’arte, forse il maggiore del Novecento. Per questo il bellissimo affondo di Minardi, sui cui occorrerà tornare con agio, rischia di essere il prequel di quel lavoro che portiamo avanti da oltre vent’anni su Proust e i conoscitori dell’officina longhiana, in senso largo, a partire dagli anni Quaranta, da Longhi accanito proustiano, a Sereni, ad Attilio Bertolucci, a Pasolini, ad Arcangeli e allo stesso Federico Zeri.

Come la bestia e il cacciatore. Proust e l’arte dei conoscitori,
di Mauro Minardi, 152 pp., 25 ill. b/n, Officina Libraria, Roma 2022, € 18

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