Quattro in uno: un megamuseo «da Urlo»

Quattrocentomila opere (compreso Munch) e 600 milioni di euro di costi: apre il nuovo Museo Nazionale della Norvegia, nato dall’unione nel 2003-05 della Galleria Nazionale e dei musei di Arti decorative e Design, Arte Contemporanea e Architettura

Vista notturna del Museo Nazionale della Norvegia realizzato sul porto di Oslo dallo studio Kleihues+Schuwerk
Elena Franzoia |  | Oslo

Diretto da Karin Hindsbo, si apre l’11 giugno il nuovo Museo Nazionale della Norvegia, nato dalla fusione nel 2003-05 di quattro diverse istituzioni: il Kunstindustrimuseet (Museo di Arti Decorative e Design), la Nasjonalgalleriet (Galleria Nazionale), il Museet for samtidskunst (Museo d’Arte Contemporanea) e il Nasjonalmuseet-Arkitektur (Museo di Architettura).

Le eccezionali collezioni, i cui circa 400mila oggetti vanno dagli arazzi medievali alle opere contemporanee, vantano come fiore all’occhiello le opere più note e amate di Edvard Munch, tra cui il celeberrimo «Urlo». L’imponente operazione di accorpamento, per ambizione e dimensioni una tra le maggiori della storia, ha portato alla costituzione del più vasto museo nordeuropeo, il cui progetto architettonico porta la firma del tedesco Klaus Schuwerk (Kleihues+Schuwerk), vincitore nel 2010 di un concorso internazionale. La realizzazione si deve invece a Statsbygg, «braccio operativo» per l’edilizia del Governo norvegese.

Costato 6,1 miliardi di corone (circa 600 milioni di euro) per una superficie totale di 54.600 metri quadrati, il nuovo complesso si inserisce nel trentennale processo di rigenerazione del lungomare di Oslo, che sta sostituendo i cantieri navali del porto con nuovi edifici direzionali, commerciali e culturali (come il grandioso Teatro dell’Opera concluso nel 2008 su progetto di Snøhetta).

In netta antitesi con l’iconico sensazionalismo che anima musei come il Guggenheim Bilbao di Frank Gehry, precisa Schuwerk, il complesso di Oslo ricerca la vitruviana «firmitas», evocando una stabilità fisica e simbolica cui fa eco l’uso di materiali durevoli e pregiati (rovere, bronzo, marmo) e il rivestimento esterno interamente realizzato in ardesia locale.
La «Light Hall» destinata alle mostre temporanee. Foto Iwan Baan. Courtesy of the National Museum
Altamente performante sotto il profilo energetico, l’edificio accoglie anche una «scatola di luce» (la Light Hall) di 2.400 metri quadrati, dalle superfici esterne che richiamano l’alabastro, destinata alle mostre temporanee. Qui si tiene la mostra inaugurale «Jeg kaller det kunst» («Io la chiamo Arte»), che presenta 147 artisti norvegesi contemporanei. Oltre a due livelli di gallerie, il museo dispone di auditorium, biblioteca, aree per amministrazione, ricerca e ristorazione e belvedere sul lungomare. Tutto italiano il team vincitore del concorso per l’allestimento (2016).

È lo studio Guicciardini & Magni (Firenze), coadiuvato da Rovai Weber per la grafica, Massimo Iarussi per il progetto illuminotecnico e Alain Dupuy (Innovision) per gli aspetti multimediali. «Il progetto ha permesso di esporre oltre 5mila oggetti in 84 sale, su una superficie di circa 10mila metri quadrati, affermano Piero Guicciardini e Marco Magni. La ricchezza di opere, la diversità delle installazioni oggettuali e illuminotecniche e il comfort visuale e fisico delle soluzioni proposte costituiscono gli elementi di base del nostro progetto, comuni a quelle variazioni ormai necessarie per trasformare la visita in una esperienza individuale e collettiva».

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