I finalisti del MaXXI Bulgari Prize a Roma

Le opere in mostra di Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki dimostrano, secondo la presidente della Fondazione MaXXI Giovanna Melandri, che «gli artisti arrivano a comprendere il mondo prima di noi»

«Self Portrait as my Father» (2019) di Silvia Rosi
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Il MaXXI allestisce dal 24 giugno al 20 novembre le opere dei tre finalisti della terza edizione del MaXXI Bulgari Prize: Alessandra Ferrini (1984), Silvia Rosi (1992) e Namsal Siedlecki (1986). A ottobre una giuria internazionale sancirà chi della terna merita il premio finale, consistente nell’acquisto da parte del MaXXI dell’opera.

La giuria ha svolto una prima selezione delle proposte fatte da vari critici d’arte ed è costituita da Hoor Al Qasimi, direttrice di Sharjah di Art Foundation Emirati Arabi Uniti, Chiara Parisi, direttrice di Pompidou-Metz, Dirk Snauwaert, direttore di Wiels Contemporary Art Centre di Bruxelles, con Hou Hanru, direttore artistico MaXXI, e Bartolomeo Pietromarchi, direttore MaXXI Arte. Alessandra Ferrini, fiorentina che vive a Londra, attua con installazioni multimediali un’analisi critica dei retaggi del colonialismo e del fascismo italiani.

Silvia Rosi, nata presso Reggio Emilia, è figlia di genitori immigrati dal Togo. I suoi ritratti e autoritratti fotografici ripercorrono in via simbolica proprio la storia della sua famiglia, che è la storia di milioni di esseri umani. Namsal Siedlecki, americano che vive nel grossetano, è uno scultore di forme e figure enigmatiche, intese a mescolare condizioni interiori ed esteriore dell’uomo.

Le opere in mostra dimostrano, secondo la presidente della Fondazione MaXXI Giovanna Melandri, che «gli artisti arrivano a comprendere il mondo prima di noi». Un mondo fondato sullo scambio e l’ospitalità, come quella offerta dal Palais Populaire di Berlino a una serie di opere della collezione permanente del MaXXI, riunite nella mostra «Opera opera».

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