Nuovo museo, storici spazi

Le Gallerie d’Italia a Napoli cambiano sede e triplicano gli spazi espositivi, lasciando Palazzo Zevallos di Stigliano per trasferirsi nella sede storica del Banco di Napoli di via Toledo

Una veduta della nuova sede di Gallerie d'Italia nel palazzo del Banco di Napoli di via Toledo © Ciro Fusco
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

Da oggi le Gallerie d’Italia a Napoli cambiano sede e triplicano gli spazi espositivi, lasciando Palazzo Zevallos di Stigliano per trasferirsi nella sede storica del Banco di Napoli di via Toledo, che dista solo poche decine di metri dal palazzo nobiliare. Il nuovo museo, dove è stata risistemata la collezione di opere di ambito meridionale (tra cui il «Martirio di Sant’Orsola» di Caravaggio) allestita dal 2007 a Palazzo Zevallos, ospita anche due sezioni permanenti di archeologia e di arte contemporanea.

L’inaugurazione della sede coincide con l’apertura della mostra «Restituzioni», (XIX edizione), che presenta il restauro compiuto su 87 nuclei di opere, realizzato nell’ambito del programma biennale di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale, che Intesa Sanpaolo conduce con il Ministero della Cultura.

Apre a Napoli il nuovo museo di Intesa Sanpaolo, a pochi giorni di distanza dall’inaugurazione della sede torinese di Gallerie d’Italia lo scorso 16 maggio. Operazione ben più complessa di un semplice cambio di numero civico e di un trasferimento di opere da Palazzo Zevallos di Stigliano (via Toledo 185) all’ex sede centrale del Banco di Napoli (via Toledo 177), il museo è il risultato di un importante segmento del Progetto Cultura, che esprime con efficacia l’attenta e mirata politica culturale del gruppo bancario sul territorio.

«Riconvertendo l’edificio della Banca in museo, il palazzo viene riconsegnato alla città con l’intenzione di proseguire il cammino di successo intrapreso 15 anni fa con Palazzo Zevallos di Stigliano, divenuto uno dei principali luoghi di riferimento delle attività culturali a Napoli», ha sottolineato il Presidente Emerito Giovanni Bazoli durante la conferenza stampa di presentazione, a cui hanno partecipato, assieme ai vertici di Intesa Sanpaolo, il Ministro Dario Franceschini e il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

Concetto ulteriormente articolato dal Presidente Gian Maria Gros-Pietro: «La nuova sede del nostro museo sarà un luogo di arte, di rigenerazione, di ritrovo per i cittadini e per i turisti di Napoli. L’impegno di Intesa Sanpaolo per la cultura vuole incidere con nuovi stimoli intellettuali sul tessuto comunitario di una città simbolo del nostro Gruppo, rafforzandone il progresso economico e sociale».
Una veduta della sala con «Il martirio di Sant'Orsola» (1610 ) di Caravaggio
Dei 35mila beni di proprietà di Intesa Sanpaolo, circa 700 sono esposti nella nuova sede napoletana. Un percorso visivo che restituisce la densità, la varietà e la ricchezza della stratificazione culturale che contraddistingue Napoli e il Meridione, dalla Magna Grecia all’età contemporanea. Al primo piano del palazzo dell’ex Banco di Napoli, realizzato nel 1940 da Marcello Piacentini e oggi rifunzionalizzato da Michele De Lucchi – AMDL Circle, è sistemata la raccolta fino allo scorso mese allestita nelle sale di Palazzo Zevallos Stigliano: da Caravaggio a Gemito. Attraverso una scenografica soluzione, si ha accesso alla visione del «Martirio di sant’Orsola», opera che il Merisi realizzò nel 1610, poco prima di morire, in occasione del suo secondo soggiorno napoletano.

Se la feritoia nella parete, funzionando come cannocchiale ottico, consente di indirizzare lo sguardo e di stabilire una gerarchia nella visione, è perché il nuovo allestimento curato da Fernando Mazzocca non isola la tela, ma la immerge in un contesto di riferimento, accanto alle opere di Biagio Manzoni, Artemisia Gentileschi, Louis Finson e Simon Vouet.

La selezione di dipinti e sculture, soprattutto di ambito napoletano e meridionale (dagli inizi del Seicento fino al primo Novecento), procede attraverso una lunga infilata di sale con opere di Bernardo Cavallino, Battistello Caracciolo, Gerrit van Honthorst, Francesco Guarino, Luca Giordano, Paolo Porpora, Giuseppe Recco, Giovan Battista Ruoppolo, Gaspar van Wittel, Franz Ludwig Catel, Anton Sminck Pitloo, Giacinto Gigante, Nicola Palizzi, Domenico Morelli, Federico Rossano, Gioacchino Toma, Francesco Mancini, Vincenzo Migliaro, concludendosi con i disegni e le sculture di Vincenzo Gemito. Il riallestimento è stato anche un’occasione per approfondire gli studi, come la restituzione al catalogo di Catel di alcuni dipinti in precedenza attribuiti a Pitloo.
Una veduta dell'allestimento della sezione archeologica della nuova sede di Gallerie d'Italia nel palazzo del Banco di Napoli di via Toledo
Al secondo piano è invece allestita la sezione archeologica, con ceramiche attiche e magnogreche, curata da Fabrizio Paolucci. La storica collezione Caputi, appartenente a Intesa Sanpaolo e conservata a Vicenza nel deposito annesso alle Gallerie d’Italia, oggi presentata per la prima volta nella sua interezza, è costituita da circa 500 oggetti ritrovati a Ruvo di Puglia e realizzati ad Atene, in Apulia e in Lucania tra il VI e il III secolo a.C. Il dialogo costruito con alcuni reperti del MANN sottolinea il legame sviluppato nel tempo con il museo archeologico napoletano.

Allo stesso piano è esposta una selezione di opere dalla collezione d’arte contemporanea di proprietà della Banca. La sezione, intitolata «Vitalità del tempo» e curata da Luca Massimo Barbero, costituisce un percorso tematico attraverso alcune delle principali ricerche italiane e internazionali compiute dagli anni ’50 ai primi anni Duemila, rammentando quella forte vocazione che rende tutt’oggi Napoli un’importante crocevia del contemporaneo: i «Monocromi» (Enrico Castellani, Alberto Burri, Piero Manzoni, Jannis Kounellis), la «Pittura come gesto, materia, colore» (Alberto Burri, Carol Rama, Mimmo Rotella, Jean – Paul Riopelle, Gerard Richter, Emilio Vedova, Afro, Bice Lazzari); la «Bellezza del quotidiano» (Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Giosetta Fioroni, Mario Schifano, Mario Ceroli, Cesare Tacchi); l’«Opera come icona concettuale» (Gilberto Zorio, Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Mario Merz, Emilio Prini, Claudio Parmiggiani); le «Strutture primarie» (Vincenzo Agnetti, Alberto Burri, Giuseppe Uncini, Sol LeWitt, del quale è stato eseguito un Wall drawing); e nel corridoio Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol, Luigi Ghirri e Giulio Paolini.
Una veduta dell'allestimento della sezione contemporanea della nuova sede di Gallerie d'Italia nel palazzo del Banco di Napoli di via Toledo
Il monumentale Salone al piano terra (circa 1.500 metri quadrati), destinato a ospitare eventi e mostre temporanee, accoglie invece l’edizione XIX di «Restituzioni» (visitabile fino al 22 settembre 2022), programma biennale di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale che Intesa Sanpaolo conduce dal 1989 in collaborazione con il Ministero della Cultura, avvalendosi della curatela scientifica di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti e, da questa edizione, di Carla Di Francesco.

L’esposizione presenta il risultato dei restauri di 87 nuclei di opere per un totale di oltre 200 manufatti, selezionati dall’Istituto bancario insieme a 54 enti di tutela (Soprintendenze, Direzioni Regionali Musei e Musei autonomi) e appartenenti a 80 enti proprietari, tra musei pubblici e diocesani, siti archeologici, chiese e luoghi di culto. Arazzi, stoffe, dipinti, sculture, argenti, mosaici, macchine processionali e codici miniati provenienti da tutte le regioni d’Italia, oltre a due opere di provenienza internazionale (un’opera di Vittore Carpaccio del Museo Jacquemart-André di Parigi e un affresco pompeiano gravemente danneggiato dall’incendio che nel 2018 ha devastato il Museu Nacional di Rio de Janeiro), abbracciano un arco cronologico che va dal VI-V secolo a. C., con il gruppo di specchi bronzei del Museo Archeologico Nazionale di Locri, al 1977/78 con «Campana», l'opera di Luigi Mainolfi appartenente alla Gam di Torino ma già esposta a Napoli nel 1996.

Merita attenzione particolare, inoltre, l’edificio realizzato nel 1940 su progetto di Marcello Piacentini, il cui intervento investì non solo l’impianto architettonico, ma anche le decorazioni, i rivestimenti, i corpi illuminanti (Fontana Arte) e gli elementi di arredo, riservando una speciale cura alla scelta dei materiali: dagli interni in granito rosso, marmo e alabastro, alla pietra grigia di Billiemi e il travertino dell’austera facciata (su cui è intervenuto nel 1986 Nicola Pagliara dotandola di vasche, fioriere e sedili).
Una veduta della mostra «Restituzioni» nella nuova sede di Gallerie d'Italia nel palazzo del Banco di Napoli di via Toledo
Gli odierni interventi di ristrutturazione del palazzo, affidati come per la sede torinese allo studio Michele De Lucchi – AMDL Circle, sono stati compiuti nel pieno rispetto dell’edifico storico: lo stesso ponte-passerella in ottone, struttura di congiunzione tra piano terra e spazi espositivi, sottolinea la continuità con la storia dell’edificio attraverso il recupero dei materiali.

Importanza centrale, inoltre, al tema dell’accessibilità agli ambienti espositivi, alla biblioteca e all’aula didattica, indicata da Michele Coppola, executive Director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e direttore delle gallerie d’Italia (vice direttore del museo napoletano è Antonio Ernesto Denunzio), come punto nodale della politica culturale del gruppo bancario: «Le nuove Gallerie d’Italia di via Toledo saranno un centro culturale sempre più aperto alla città, capace di rafforzare la vocazione europea di Napoli, anche grazie al contributo straordinario dell’architetto De Lucchi. Nel nuovo museo saranno potenziate le iniziative con le scuole, le Università e le associazioni culturali presenti sul territorio, beneficiando delle notevoli dimensioni del palazzo. L’ampliamento delle Gallerie d’Italia a Napoli ribadisce la rilevanza del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo e sottolinea quanto l’impegno sociale sia sempre più componente distintiva della storia e dell’identità della nostra Banca».

Un bistrot accessibile direttamente dalla strada e un ristorante panoramico guidato dallo chef stellato Giuseppe Iannotti (aperto dal prossimo da luglio) completano un’offerta già destinata a divenire sinonimo di eccellenza per la metropoli partenopea.

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