Il papa voleva nel Castrum Caetani una Villanova

Al via il primo scavo di ricerca condotto nell’area accanto alla Chiesa di San Nicola del Parco dell’Appia antica

Il Castrum Caetani del Parco di Appia Antica
Arianna Antoniutti |  | Roma

È in corso, all’interno del Castrum dei Caetani, di fronte al mausoleo di Cecilia Metella, il primo scavo di ricerca condotto dal Parco archeologico dell’Appia antica.

Il Parco, nato come istituto dotato di autonomia speciale nel 2016, ha promosso le indagini archeologiche nell’area accanto alla Chiesa di San Nicola, per la prima volta sottoposta a scavi. In questa zona, fra il 1302 e il 1303, papa Bonifacio VIII Caetani acquisì due ettari di terreno che cinse con un recinto fortificato. All’interno delle mura erano la Chiesa di San Nicola e il Palazzo dei Caetani, quest’ultimo addossato all’imponente mausoleo di Cecilia Metella. Ma, su di un’area così vasta e su di un possedimento strategicamente tanto rilevante, è verosimile pensare che altre costruzioni fossero state edificate, o quanto meno previste.

Il recinto murario del Castrum, inoltre, richiama l’impianto delle cosiddette Villenove, borghi fortificati diffusi nel XIII-XIV secolo, in cui i contadini vivevano sotto il controllo dei poteri locali. Forse fu l’inattesa morte di Bonifacio VIII nel 1303, e il conseguente declino della famiglia dei Caetani, a interrompere i lavori di costruzione del borgo.

A questo interrogativo vuole rispondere la ricerca archeologica in corso, che prende avvio da un’indagine georadar effettuata due anni fa. Il georadar aveva messo in evidenza una grande struttura rettangolare e lo scavo ha difatti portato in luce due creste murarie che sembrano delimitare una grande costruzione di circa 9x6 metri.

Abbiamo chiesto al funzionario archeologo Stefano Roascio, responsabile del progetto, quali sono i risultati di questa prima fase di lavoro: «Nell’ampia porzione di terreno che stiamo scavando, circa 500 metri quadrati, abbiamo finora individuato tre ambienti. Tra gli elementi più interessanti emersi, è una superficie che in principio appariva come il crollo di un tetto ma che ora, per quantità e concentrazione dei materiali in essa reperiti, sembrerebbe un butto. Abbiamo inoltre trovato molte tracce di maiolica arcaica laziale, e intercettato il banco di lava, risalente a 200mila anni fa, della fase eruttiva del vulcano laziale. Solo al termine dello scavo, previsto in giugno, sapremo precisare la cronologia delle strutture emerse, e quindi comprendere se ci troviamo di fronte a un primo impianto di abitazioni legate al castrum medievale, poi abbandonate e rase al suolo, oppure se si tratti di costruzioni più antiche, legate all’uso funerario dei bordi della via Appia in epoca romana. La mia ipotesi è che il papa volesse costituire qui una Villanova, in un luogo ad alto valore simbolico: insediarsi a contatto con un monumento così importante come Cecilia Metella rivela un utilizzo, più ideologico che funzionale, del passato e dell’antichità». Ogni settimana un appuntamento intitolato «Conversazioni a bordo scavo» consentirà al pubblico di visitare il cantiere e scoprire, insieme agli archeologi, i nuovi ritrovamenti appena affiorati dalla terra.

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