Con la guerra negli occhi dei fotografi

Il Musée de l’Armée racconta in 300 scatti, attraverso gli occhi delle vittime, i volti dei soldati, la desolazione della battaglia, i maggiori conflitti armati degli ultimi 170 anni

«Corsa verso il riparo antiaereo, Bilbao, Spagna, maggio 1937», di Robert Capa. © Robert Capa / International Center of Photography / Magnum Photos
Luana De Micco |  | Parigi

Città in rovina, persone che fuggono col terrore negli occhi, case sventrate, paesaggi apocalittici: dall’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio scorso, le immagini di devastazioni ci emozionano e al tempo stesso ci aiutano a capire la portata del conflitto in corso. La mostra «Photographies en guerre» del Musée de l’Armée (fino al 24 luglio) fa eco all’attualità.

Il museo racconta in 300 scatti, attraverso gli occhi delle vittime, i volti dei soldati, la desolazione della battaglia, i maggiori conflitti armati degli ultimi 170 anni, attingendo soprattutto dal suo fondo, ricco di più di 60mila foto. Non è una mostra sulla guerra, precisa il museo, ma una mostra sulla rappresentazione della guerra attraverso la fotografia: «Dalla prima comparsa di questo medium sul campo di battaglia, alla metà del XIX secolo, si legge in una nota, i rapporti tra fotografia e guerra sono complessi, mostrando pratiche diverse, amatoriali e professionali, usi e intenzioni diverse, informare, documentare, denunciare, ingannare, testimoniare, nei campi più diversi: militare, politico, economico, sociale, culturale ed estetico».

Il percorso si apre sull’assedio di Roma del 1849 da parte delle truppe francesi, primo conflitto a essere coperto da reporter come Stefano Lecchi e Frédéric Flachéron, e si chiude sulla guerra del Donbass, iniziata nel 2014, passando per la guerra di Secessione americana (1861-65), la guerra di Spagna (1936-1939), l’Indocina (1946-54) e il Vietnam (1955-75), la guerra del Golfo (1990-91) e i più recenti conflitti in Siria, Iraq, Afghanistan degli anni 2000. Si affrontano tematiche come il diffondersi delle riviste illustrate, la nascita del mito del fotogiornalista, la propaganda, con foto di grandi nomi quali Margaret Bourke-White, Gerda Grepp, Lee Miller, Marc Riboud, Don McCullin o ancora Gilles Caron.

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